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News della sezione Acqua Alta

09/07/2006 - Comitatone a luglio, ma si decide a settembre

Tratto da "Il Gazzettino" del 09/07/2006

La convocazione ufficiale ancora non c'è, ma la riunione del Comitatone dovrebbe tenersi il 19 o il 20 luglio, a Roma. Questa, almeno, è l'intesa maturata l'altroieri sera nell'ultima telefonata intercorsa tra il sindaco, Massimo Cacciari, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Enrico Letta.
Un mese fa, il vicepremier, Francesco Rutelli, aveva garantito che la seduta del Comitatone, nella quale il Comune intende chiedere la "verifica" del progetto del Mose e l'avvio della sperimentazione di interventi diversi alle bocche di porto, si sarebbe tenuta a Venezia entro metà luglio, ma le divisioni all'interno del Governo hanno fatto slittare i tempi.
Da un lato, infatti, tra quanti compongono il Comitatone ci sono a favore del Mose il premier, Romano Prodi, Rutelli e, pare, il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. Dall'altro almeno tre ministri: il verde Alfonso Pecoraro Scanio (Ambiente), il diessino Fabio Mussi (Università e Ricerca), il comunista Alessandro Bianchi. E da settimane vanno avanti le grandi manovre, ovviamente tutte dietro le quinte.
Nei giorni scorsi, ad esempio, i livelli locali di Italia dei Valori hanno fatto pressioni sul loro leader, Di Pietro. «Stiamo cercando di fargli fare un passo indietro», ha spiegato il segretario provinciale, Nicola Funari. «Tutto il partito ai vari livelli - ha poi riassunto un comunicato - sta lavorando per arrivare a una soluzione globale che tenga conto di tutti gli aspetti tecnici, idrogeologici, ecoambientali».
Cacciari ha accettato lo spostamento a Roma della sede. «Tanto sarà un seduta interlocutoria, quella vera, con le decisioni finali, si terrà a settembre, a Venezia», ha spiegato. A Roma, molto probabilmente, si deciderà la costituzione di un gruppo tecnico di lavoro che prepari adeguatamente il Comitatone di settembre, con analisi, valutazioni, scenari. «Ovviamente - ha sostenuto Cacciari - nel frattempo il Governo dovrebbe imporre al Consorzio Venezia Nuova di fare solo quei lavori che siano compatibili con le sperimentazioni richieste dal Comune».
Silvio Testa
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27/06/2006 - E Di Pietro rilancia: « Il Mose non si ferma»

Tratto dal “Corriere del Veneto” del 27/06/06

Il messaggio da Roma è chiaro: «gli amici di Venezia non pensino di fermare il Mose», ha detto ieri Antonio DI Pietro. Il Ministro delle Infrastrutture non si fa spaventare dalla carenza dei fondi a disposizione, tanto meno da chi chiede il blocco dei cantieri.
«Il Mose è ormai completato al 30% e deve essere terminato – ha affermato durante il suo intervento all’assemblea degli industriali di Monza e della Brianza -. Non è pensabile ora di fermare i lavori perché sono stati avviati dal governo Berlusconi o perché si ha un’altra idea. I cantieri avviati devono essere completati, altrimenti si rischia uno spreco enorme di denaro pubblico».
Nessuna sorpresa dato che Di Pietro già una decina di giorni fa si era espresso a favore della continuazione dei lavori del Mose, dopo aver incontrato Maria Giovanna Piva, presidente del Magistrato delle Acque. La dichiarazione arriva solo a qualche giorno di distanza dall’annuncio del Viceministro ai Trasporti Cesare de Piccoli sulla formazione di una commissione- auspicata e richiesta anche dal sindaco di Venezia Massimo Cacciari - tra ministri che monitori e verifichi lo stato di avanzamento dei lavori.
Le due cose non sembrano inconciliabili, anche se l’impressione è che il Ministro alle Infrastrutture non abbia grossi dubbi né sullo stato dei cantieri, né sul da farsi. A riaprire la vicenda Mose è stato il Comune di Venezia che qualche settimana fa ha votato un ordine del giorno per chiedere al nuovo governo la verifica progettuale e capire se esistono ancora margini per modifiche o alternative meno costose all’opera da oltre quattro miliardi di euro.
Per il Viceministro De Piccoli proprio sulla base del documento del Comune di Venezia i tre ministri competenti (Infrastrutture, Trasporti e Ambiente) dovrebbero assumente una posizione ufficiale prima del Comitatone previsto entro le ferie estive. Una verifica che lo stesso Viceministro aveva definito una settimana fa «propedeutica a qualsiasi decisione si voglia prendere». E su cui aveva spinto anche il sindaco Massimo Cacciari, arrivato a proporla allo stesso Antonio di Piero in un colloquio avuto a Roma, in cui il sindaco ha portato il documento votato a larga maggioranza dal consiglio comunale di Venezia.
L’obiettivo era quello di verificare lo stato di avanzamento dei lavori capendo se è stato raggiunto quello che è stato definito “punto di non ritorno”.
Quel che è certo è che fino a questo momento nessuna commissione è stata formata e il Comitatone dovrebbe essere tra qualche settimana. Lo sottolinea il presidente del Magistrato della Acque Giovanna Piva: «la proposta non mi risulta sia stata fatta da uno dei tre ministri competenti sulle dighe mobili alla bocche di porto.»
F.B.
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20/06/2006 - Come salvare Venezia, tra utopie e progetti concreti

Tratto da "Il Gazzettino" del 20/06/2006

Nel luglio del 1999 il «Gazzettino» riportava una mia vecchia idea,databile al 1975, proposta all'attenzione della Commissione Tecnico-Scientifica di cui facevo parte, costituita dal Ministero dei Lavori Pubblici con Legge 73/171 per la soluzione della difesa di Venezia. L'idea, da me battezzata l'utopia per le grandi difficoltà tecniche ed economiche che si frapponevano alla sua realizzazione, prevedeva di portare tutta la città a quota di sufficiente sicurezza mediante interventi speciali e specialistici già al tempo percorribili e sperimentati. Oggi, dopo oltre trenta anni di proposte, progetti e contrasti, la vicenda del salvamento di Venezia rimane aggrovigliata e controversa e con essa il progetto Mose deputato alla difesa dalle «acque alte» dell'intero comprensorio lagunare. Ancora oggi resta l'indecisione sul futuro delle opere: chi ritiene indispensabile proseguire speditamente negli interventi (ma sembra manchino i fondi); chi considera il progetto devastante per l'ambiente tanto labile e delicato; chi richiede da subito il fermo dei lavori. Recentemente, si è aggiunta al coro dissonante la Royal Geographic Society inglese, che ha prefigurato la sorte, ahimè, triste ed ineluttabile (secondo loro) di Venezia. Di recente, molto importante è stato il lavoro svolto dal «gruppo di esperti» costituito dal Sindaco per l'esame comparativo degli interventi al Mose : l'analisi condotta è stata approfondita ed attenta, con giudizio finale incerto sulle «barriere mobili» sommerse. Tuttavia è da considerare e da tener presente che le cosiddette opere complementari - le conche ai porti, le «lunate» a mare, l'isola del Bacan; le altre opere fisse, cioè quelle che meno riflettono i criteri di sperimentabilità, gradualità, reversibilità, ecc. indicati dal Comitatone del 3 aprile 2003 - sono ormai in fase di completamento o già definite (e non più eliminabili) ma che possono essere ugualmente utilizzate. Resta da realizzare il «complesso delle barriere mobili», o altro dispositivo alternativo, direttamente deputato alla difesa di Venezia, cioè quelle opere che almeno in parte dovrebbero presentare i caratteri di reversibilità richiesti e che in futuro, se ritenute superate e necessariamente rinunciabili per causa di variazioni climatiche, di subsidenza accentuata; di progressivo eustatismo per effetto serra e/o scioglimento delle calotte polari, potranno essere eliminate senza lasciare pesanti tracce. Nell'immediato futuro, lo scenario possibile e proponibile dovrebbe contemplare la moderazione alle bocche dei tre porti per assolvere temporaneamente, in un periodo relativamente lungo, alla difesa della laguna dalle alte maree; nel frattempo si possono sperimentare nuove tecniche, come ha proposto di recente il Sindaco prof. Cacciari, ricordando l'esperimento condotto a Poveglia tra il 1971 e 1972, dove, con iniezioni profonde di particolari miscele, si ottenne il sollevamento del terreno e di alcuni edifici senza provocare danni: «bisogna riprender e il grande problema del rialzo della città: le tecnologie ci sono» (Gazzettino di Venezia del 16 novembre 2005). Analogo concetto ha sostenuto il prof. D'Alpaos, cattedratico dell'Università di Padova, che ha ritenuto «un errore grave aver abbandonato tali sperimentazioni». in merito sono state prospettate e proposte diverse soluzioni: iniezioni di acqua o di miscele solide nelle falde a 30 metri di profondità; sollevamento dell'intero cratere lagunare mediante iniezioni di anidride carbonica o acqua di mare a 600/800 metri, utilizzo di pozzi verticali ed altre, oltre alla più soffice ed idonea tecnica utilizzata qualche anno addietro per riqualificare la «casa dei sette camini», sollevata di circa 40 cm con speciali martinetti. In pratica le possibilità ci sono: occorre procedere sperimentando, «provando e riprovando», nel tessuto urbano con prudenza e determinazione, consapevoli di poter consegnare alle generazioni future una strepitosa Venezia salvata dalle acque (altro che la nuova Disneyland!). Ma allora... non era un'utopia.

Alessandro Sbavaglia, già presidente del Magistrato alle Acque

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14/06/2006 - A proposito di MoSE e Acqua Alta

Tratto da "Il Gazzettino" del 14/06/2006

Per approvare e far giungere ad un quarto di compimento le opere di salvaguardia chiamate Mose sono già passati quarant'anni da quel rovinoso e ripetibile evento alluvionale del 4 Novembre 1966.
A causa del crescente inquinamento dell'atmosfera e del conseguente ingovernabile effetto serra, ovunque, nel pianeta, insorgono violenti e imprevedibili tempeste. Nessuno può allora escludere con la necessaria certezza, la possibile, sciagurata ripetizione di una violenta sciroccata in alto Adriatico per casuale ed eccezzionale bassa pressione barica localizzata nell'ambito del Capo Corso o del Golfo di Genova.
Ecco allora che io mi domando e Vi domando chi sarà responsabile di un nuovo e non certo augurabile violento invaso mareografico dell'intera laguna per avere ritardato o addirittura sospeso gli attuali lavori di sbarramento alle bocche di porto?
Tutto è perfettibile si sa, ma io mi domando e Vi domando ancora perché, essersi mossi con tanto ritardo? E perché tanta certezza in opere alternative di rapida attuazione ed efficacia? Vi richiamo alla mente le pericolose e sconvolgenti bizzarrie meteo marine delle quali ho deto poc'anzi e dei cui danni provocati in America ed in Estremo Oriente siamo stati attoniti spettatori televisivi come nel recente caso dell'allagamento della città di New Orleans. Occorre prudenza. Bando dunque ai ritardi. Bisogna far presto a metterci in sicurezza.
Mi auguro allora che i controlli richiesti dal Comune e non condivisi da tutti, siano fatti con intelligenza, con senso di responsabilità, con competenza e, soprattutto, senza ulteriori perdite di tempo. Anche il porto, quale maggiore risorsa economica ha bisogno di certezza circa la sua agibilità dinamica ogni tempo.
In questi tempi di modernità e di avanguardie scientifiche credo nelle capacità degli uomini. Non raccolto le ironiche provocazioni di certa stampa inglese che vorrebbe lasciarci affondare. Di certo non vorrei neppure che, per incapacità o litigi o tenzoni poliche ci vedessimo costretti a pregare la Carissima Madonna della Salute di Salvare Venezia dalle acque alte come nel miracolosa caso delle passate pestilenze.

Ferruccio Falconi

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10/06/2006 - Venezia condannata dagli Inglesi: non è più bella e il mare comunque se la riprenderà

Tratto da "Il Gazzettino" del 10/06/2006

È impossibile salvare Venezia, meglio rassegnarsi all'idea di perderla per sempre.
Così dice l'autorevole Times, raccogliendo il malinconico grido di dolore dei suoi lettori, che vedono ormai nella città lagunare un orribile centro turistico a tutto campo, dove si è perduta ogni idea di bellezza e di cultura.
Forse gli inglesi esagerano per troppo amore (da sempre sono incantati da Venezia e dai suoi angoli), ma gli argomenti con cui sostengono la conclusione non sono da buttare o da sottovalutare. Venezia non è più bella, dicono, si è trasformata in un orrendo luogo dove si vendono ricordi e immagini del passato, e dove non c'è alcun riguardo per il presente.
Soprattutto sprofonda di dieci centimetri a secolo, e il ritmo accellera di anno in anno. Di conseguenza neppure il Mose la salverebbe per molto tempo.
Tra qualche decennio, quella che fu la più bella città del mondo, sprofonderà comunque nel mare, Mose o non Mose , e quindi non vale neppure la pena di spendere tanti soldi per procrastinare di poco un destino ormai segnato.

Ennio Fortuna

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