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  5. Acqua Alta

News della sezione Acqua Alta

23/01/2005 - Davide contro Golia. Ovvero Arca contro il Mose.

Tratto da "Il gazzettino" del 23 gennaio 2005 - pag. V

Davide contro Golia. Ovvero Arca contro il Mose. Potrebbe riassumersi così il senso della presentazione alla città, ieri nella sala del Piovego di Palazzo Ducale, del progetto di chiusure mobili alle bocche di porto alternativo al Mose, ideato da Antonio Ieno e tradotto in forma progettuale da uno staff coordinato dal prof. Maurizio De Santis, docente di Opere marittime all'Università di Padova. Del tutto assenti le istituzioni, anche se Gianfranco Bettin e Flavio Dal Corso (Verdi) hanno poi chiesto di fermare il Mose e di sperimentare Arca.
Arca 2005 (Apparecchiature rimovibili contro l'acqua alta) è l'evoluzione del progetto già presentato quattro anni fa, raffinato e perfezionato. L'idea di fondo è sempre la stessa: l'utilizzo per chiudere le bocche di porto di cassoni autoaffondanti, che nell'ipotesi originaria erano in calcestruzzo, ma che nelle successive stesure del progetto sono diventati delle vere navi in acciaio al carbonio, trainabili. D'estate se ne stanno da qualche parte alla fonda, in manutenzione, ma d'inverno vengono collocate al loro posto, per fermare l'acqua alta.
Non richiedono strutture fisse, milioni di metri cubi di cemento, migliaia di pali di fondazione, ma solo delle spalle di ancoraggio fatte però anch'esse di scafi autoaffondanti, e la stesura di un materasso antierosione dello spessore di circa 30 centimetri sul fondale delle bocche di porto, che può essere sagomato alla profondità che si crede. «Noi abbiamo scelto i limiti attualmente necessari alla navigazione», ha spiegato De Santis, ovvero 9.50 metri al Lido, 12 a Malamocco, 8.50 a Chioggia.
Le navi, alte dai 6 ai 15 metri, vengono trainate al loro posto, e incernierate su dei piloni (anch'essi scafi autoaffondanti, più piccoli) in modo da lasciare dei varchi di 190 metri: 3 al Lido; uno a Chioggia e a Malamocco più un secondo varco da 90 metri. In ogni bocca di porto, sempre con scafi autoaffondanti, vengono realizzate delle conche di navigazione per il naviglio minore. Al crescere della marea, le navi vengono ruotate di 90 gradi (come porte sui cardini) grazie a eliche trasversali intubate, e affondate come i sommergibili, imbarcando acqua, fino a posarsi sul fondo, diventando delle dighe. Il sistema è modulare, perché permette anche chiusure parziali. «Il tutto - ha sottolineato Ieno - entra in esercizio in 15 minuti». Il progetto, è stato spiegato, può essere realizzato in due anni, e non in 8 come il Mose, mettendo da subito al sicuro Venezia dall'acqua alta, e costa "solo" 450 milioni di euro, cioé dieci volte meno del progetto ufficiale.
Arca e Mose sono stati messi a confronto da Paolo Pirazzoli, direttore di ricerca del Cnr francese, e da George Umgiesser, modellista del Cnr veneziano. Pirazzoli ha paragonato i risultati dei due sistemi nello scenario del 4 novembre 1966, corretto secondo le previsioni degli esperti dell'Ipcc (Intergovernamental panel on Cimate change) per i quali il livello del mare potrebbe crescere di 30 cm entro il 2050, e di mezzo metro entro il 2100.
Nel '66, ha ricordato Pirazzoli la marea toccò i 194 cm, rimase per 22 ore sopra i 110, la laguna crebbe di 7 millimetri all'ora solo per la pioggia. «Col Mose - ha sostenuto ricordando la tracimazione dell'acqua tra i portelloni -, si sarebbero superati i 110 cm in laguna, con Arca non si sarebbero toccati i 90». Addirittura i 60 se con le eliche si fosse pompata l'acqua fuori dalla laguna. Col mare cresciuto di 30 cm il Mose non avrebbe garantito i 140 cm, Arca sarebbe rimasto sotto il metro; col mare cresciuto di mezzo metro, il Mose non avrebbe impedito una marea di 170 cm, Arca avrebbe tenuto a 110.
Umgiesser ha invece paragonato gli effetti dissipativi di Arca rispetto a quelli proposti nel '99 dal Comune, e poi dal Consorzio Venezia Nuova, da De Piccoli (progetto Perla), dagli 11 punti. «Tranne le lunate del Consorzio - ha detto - assolutamente inutili, tutte le proposte sono efficaci per ridurre i picchi di marea tra i 10 e i 30 centimetri, ma con Arca si può scegliere la riduzione, continuando a permettere la navigazione. Arca - ha concluso - è l'unico progetto che unisce la possibilità della chiusura totale con le opere alternative».
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14/01/2005 - Ripa di Meana: «Il Mose va fermato»

Tratto da Il Gazzettino del 14 gennaio 2005 - pag. II

La candidatura di Carlo Ripa di Meana a sindaco per la Lista Civica Verde Boato - Zitelli e per quella del Movimento dei Lavoratori è stata il frutto di una «naturalissima ricerca reciproca». Lo ha detto lo stesso Ripa di Meana illustrando i motivi della sua decisione. «Ho da sempre un ardente amore per Venezia » ha detto, aggiungendo che di questa città ha continuato ad occuparsi, pur se da lontano, «anche quando ho lasciato la città dopo dieci anni di lavoro per la Biennale come Presidente e come Consigliere».
Ripa di Meana ha quindi ricordato i rapporti di amicizia e di lavoro con Michele Boato e Andreina Zitelli, i due esponenti politici che hanno dato il nome alla lista civica e sono il motore della sua candidatura assieme al rappresentante del Movimento dei Lavoratori Maurizio Contavalli. Ripa di Meana si propone di «offrire una proposta degna del rango di Venezia , complessa, molto tesa oltre il territorio del grande Comune, che si esprima sulla complessità dei problemi». Il programma completo sarà presentato dal candidato sindaco verso la metà di febbraio, ma già da ora ne ha fornito alcune anticipazioni. «La realizzazione del Mose va fermata - ha detto -. Su quest'opera non si può sbagliare: la posta in gioco è la sopravvivenza della città». Secondo Ripa di Meana, «gli interventi di salvaguardia vanno ripensati; resi ambientalmente compatibili e riesaminati alla luce dei cambiamenti climatici e della reale capacità di previsione delle maree».
Ripa di Meana ha anche parlato di «ruolo velato» del Magistrato alle Acque di Venezia , accusato di non rispondere a requisiti di esperienza e indipendenza. Sempre in tema di salvaguardia ambientale e monumentale, Ripa di Meana ha auspicato la creazione di «un porto attrezzato per il turismo della grandi navi da crociera fuori dal Bacino di San Marco», secondo la proposta del segretario regionale dei Ds Cesare De Picocli, e l'estensione del risanamento della città all'edilizia minore, con una revisione della Legge speciale, «che deve orientarsi a divenire strumento di incentivo economico per i giovani che vogliano vivere o venire a vivere a Venezia ».Un altro punto del programma di Ripa di Meana riguarda il tema «chimica e salute»: «L'era industriale della chimica di base a Venezia - ha ribadito - deve essere considerata conclusa»; prioritaria, a suo avviso, è la dismissione guidata della chimica della filiera Cloro a Porto Marghera. Per quanto riguarda l'innovazione scientifica e tecnologica, il candidato sindaco ha in programma «un'azione straordinaria di investimenti coordinati» e la «totale rifondazione del centro Vega, ridotto a solo contenitore di imprese e non una fucina di intelletti per l'impresa».
Relativamente alla sublagunare, Ripa di Meana ha espresso perplessità in particolare per quanto riguarda i costi, rilevando che «è bene che le risorse vadano alle priorità incisive». Il candidato sindaco si è quindi soffermato sui punti relativi alla cultura («Venezia - ha osservato - deve ritrovare la sua dimensione di città internazionale attraverso l'attrazione permanente di iniziative culturali nel campo delle arti e dell'ambiente») e alla sostenibilità urbana, per la quale, secondo Ripa di Meana, devono essere resi obiettivi reali quelli relativi al moto ondoso, alla viabilità lagunare, al verde, viabilità e aria pulita a Mestre.
L'ex presidente della Biennale ha infine detto la sua sull'ipotesi di acquisto di Palazzo Grassi da parte del Comune, attraverso il Casinò. «Non ho pregiudizi sull'acquisto di immobili illustri per una immediata utilizzazione - ha detto -, sempre che questo non pregiudichi altre iniziative urgenti».
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14/01/2005 - Bassa marea e nebbia fitta

Tratto da "Il Gazzettino" del 14 gennaio 2005 - pag. IV

Nebbia fittissima, visibilità ridotta ai minimi e immancabili polemiche. Da mercoledì sera fino a ieri mattina i trasporti veneziani hanno vissuto un'altra giornata difficile. E in mattinata, a scopo precauzionale, anche il porto di Venezia è rimasto chiuso. Due le emergenze che ormai da giorni stanno tenendo con il fiato sospeso per diverse ore al giorno la città: la bassa marea che continua a restare a livelli minimi e la fitta nebbia.
Le prime polemiche sono arrivate, mercoledì sera dalla zona del zona del Tronchetto dove alcuni venezia ni stavano cercando di recarsi alla Giudecca. Per loro, poco dopo le 22.30, l'attesa è stata vana perchè la nebbia era così fitta che Actv ha deciso di non fare passare i battelli. Alcuni testimoni hanno riferito che dopo questa lunga attesa un autobus è passato nei pressi dell'imbarcadero del Tronchetto per poi portare la gente fino a piazzale Roma dove sarebbe passato un altro battello di linea diretto alla Giudecca. Sfortunatamente per questo gruppo di venezia ni, però, anche nell'area di piazzale Roma l'attesa è stata abbastanza lunga ed ha sfiorato la mezz'ora. Immaginabili le polemiche degli utenti. Altra zona di ritardi, come era facile intuire, era quella del Lido. Nell'isola si sono formati fittissimi banchi che hanno reso molto difficili i collegamenti con Venezia . Nella zona dell'imbarcadero, poi, la concentrazione di nebbia si faceva sempre più forte così da costringere i piloti Actv ad operazioni molto delicate. Numerosi i ritardi segnalati dai lidensi per quanto riguarda i battelli che arrivavano ed andavano a Sant'Elena.
Ieri mattina la situazione si è ripetuta con enormi disagi per i lavoratori pendolari. Per poter uscire dal Lido molti utenti sono stati costretti a prendere la linea 1, che era munita di radar, e solo alla successiva fermata di Sant'Elena hanno potuto cambiare mezzo per proseguire più rapidamente.
Se non bastava la nebbia ci si è messa anche la bassa marea a complicare le cose. Ieri pomeriggio, attorno alle 18.40, è stata toccata la minima di meno 60-65 (la zona tradizionalmente più fragile è il rio di Cannaregio). Anche oggi rimarranno condizioni assai critiche, anche se forse il peggio sembra passato.
Attorno alle 19.10 di questa sera il Centro previsioni e segnalazioni maree (che in una nota sottolinea che la marea è al di sotto dei valori normali) prevede una minima di 54 centimetri che provocherà qualche effetto sulla navigazione interna lagunare. «Sì, in effetti ci sono stati ritardi legati alla fitta nebbia - conferma Giampietro Antonini delle Rdb - Diversi mezzi non hanno i radar, ma va detto che anche i battelli che li hanno installati in simili circostanze devono comunque andare piano visto che in laguna, con la nebbia, si muovono diverse imbarcazioni». Fortunatamente in serata la visibilità era tutto sommata buona. Non si sono registrati interventi particolari collegati bassa marea da parte di Vigili del fuoco e Polizia municipale.
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13/01/2005 - Altra giornata di acqua bassa

Tratto da "Il Gazzettino" del 13 Gennaio 2005 - pag. III

VENEZIA - Altra giornata di acqua bassa, quella di ieri. Il minimo (meno 70) registrato dal mareografo di Punta della Salute, si è verificato alle 18,05. Per la giornata odierna il Centro previsioni e segnalazioni maree del Comune di Venezia , ha calcolato una punta di meno 60 alle 18,40.
All'origine del fenomeno, che si sta protraendo oltre le aspettative, è il persistere di una vasta area di alta pressione atmosferica, dovuta all'anticiclone delle Azzorre, da qualche giorno centrato sull'Italia centro-settentrionale, che nei giorni scorsi ha raggiunto una punta massima di 1033.6 hPa, in presenza di leggeri venti di direzione ovest - nord-ovest: ciò tende a "svuotare" l'alto Adriatico spingendo le acque verso Sud.
Tutti i cittadini possono leggere gli Sms che tengono informati in tempo reale sulla situazione meteo inviando il messaggio "marea" al numero 33999.41041.
L'iscrizione al servizio è gratuita e può essere ottenuta seguendo le istruzioni da "Previsioni maree" nella home page del sito Internet del Comune (www.comune.venezia .it).
Per le previsioni è attiva 24 ore su 24 comunque anche la segreteria telefonica al numero 041.24.11.996.

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13/01/2005 - Venezia: L'eccezionale bassa marea

Tratto da "Il Gazzettino" del 13 gennaio 2005 - pag. III

L'eccezionale bassa marea registrata in questi ultimi giorni (il minimo, meno 77, si è toccato alle 16,45 di lunedì scorso) ha provocato disagi non soltanto agli utenti Actv che si sono visti sospendere oppure modificare i percorsi delle linee, ma anche agli operatori del Suem che in molti casi hanno dovuto ormeggiare l'idroambulanza prima del previsto e proseguire a piedi verso il luogo dell'emergenza.
«Fortunatamente - ha spiegato il responsabile Lodovico Pietrosanti - non si sono verificati ritardi significativi negli interventi, ma qualche problema in effetti c'è stato, soprattutto nelle zone di Santa Croce e Dorsoduro, oltre che al Lido, per quanto riguarda la darsena di fronte all'aeroporto Nicelli a San Nicolò. Ma in quest'ultimo caso si tratta di un problema di vecchia data dovuto alla conformazione del ponte e dunque di difficile soluzione. Niente di grave comunque, le operazioni di soccorso non sono mai state ostacolate e i pazienti non ne hanno sofferto. La bassa marea ci crea gli stessi disagi del fenomeno opposto, ma non si tratta di un disagio insormontabile. Il problema principale in realtà è costituito dal piede delle barche che ci costringe a rinunciare al motore oppure a avanzare molto lentamente. La cosa migliore rimane sempre fermarsi e procedere a piedi». Non esiste un vero e proprio piano di emergenza dei soccorsi previsto nei casi di bassa marea, ma piuttosto sono gli stessi operatori a rendersi conto della situazione dei canali e imboccare percorsi alternativi.
«I problemi che stiamo vivendo in questi giorni - ha concluso Pietrosanti - sono di gran lunga inferiori a quelli provocati per esempio dalla campagna degli scavi».
Nemmeno i Vigili del fuoco di Venezia hanno dovuto affrontare particolari emergenze dovute all'acqua bassa. Soltanto, nel primo pomeriggio di ieri, verso le 15, sono dovuti intervenire nel Rio dell'Assenza a Cannaregio per recuperare una pattanella di 7 metri che era affondata probabilmente perché la cima si era incastrata sulla palina consumata e la secca eccezionale ne ha provocato l'inclinazione.
Per il resto la situazione si è mantenuta piuttosto tranquilla.
«Indubbiamente la bassa marea provoca molti problemi - ha detto Carlo Viviani, responsabile dei pompieri in servizio ieri mattina - soprattutto per quanto riguarda le manovre di retromarcia. Generalmente valutiamo la situazione di volta in volta per capire come muoverci e quali siano i canali più profondi da utilizzare per la navigazione. Quindi ci regoliamo in base alle zone».
Dai Vigili del fuoco si lamenta in particolare la necessità di poter disporre di un sistema di aggiornamento in tempo reale della misurazione batimetrica, al fine di agevolare al massimo le operazioni e valutare in maniera più veloce l'eventualità di seguire percorsi alternativi per giungere più rapidamente sui luoghi degli interventi.
Per quanto concerne, infine, Actv va ricordato che le difficoltà maggiori per il passaggio dei battelli di linea si concentrano prevalentemente nel rio di Cannaregio. In quella zona della città, infatti, quando c'è l'alta marea i mezzi fanno fatica a passare sotto i ponti e quando c'è la bassa marea non riescono a proseguire regolarmente. Si tratta di una situazione difficilmente superabile. A questo punto c'è chi dice che una soluzione al problema potrebbe essere rappresentata dalla realizzazione della sublagunare.

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