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Turismo

Turisti sul ponte della PagliaDurante il boom economico degli anni '50 e '60 il mercato del turismo ha avuto un notevole impulso e Venezia, città d'arte e di cultura unica nel suo genere, è divenuta la meta preferita di molti turisti.
Non si deve tuttavia pensare che a tale affluenza corrisponda un altrettanto elevato flusso di benefici. Il turismo, infatti, è causa di una serie di conseguenze negative che stanno intaccando l'apparato economico, sociale, e ambientale della città.
Da un punto di vista occupazionale, ad esempio, la crescita dei posti legati a tale attività economica è accompagnata da un altrettanto elevato numero di contratti atipici; diffusissimi sono, infatti, le assunzioni stagionali e precarie. L'incremento della quantità di lavoro che indiscutibilmente il settore turistico porta alla città, quindi, non può essere analizzato separatamente dalla “qualità” della stessa offerta, causa spesso di una diffusa insicurezza nel lavoratore e di una conseguente diminuzione della sua propensione al consumo.
L'elevata affluenza di visitatori, inoltre, sta spingendo sempre più Venezia verso quella che molti definiscono una “monocultura del turismo” (1) caratterizzata dallo spiazzamento di molte attività tradizionali che stanno cedendo il posto a servizi legati direttamente o indirettamente al settore turistico. Molti sono i cambi d'uso di abitazioni e palazzi che vengono trasformati in alberghi, pensioni, negozi di maschere con una conseguente scomparsa di attività rivolte ai residenti e innalzamento dei costi di locazione, del valore dei suoli e dei prezzi dei beni di consumo: nelle zone più centrali si è riscontrato in questi ultimi anni un calo dei negozi alimentari del 6% a fronte di un incremento del 30-40% di negozi e attività legate al settore turistico (2).
Gli escursionisti, inoltre, spesso “pendolari” che usufruiscono della città per la visita di un solo giorno, producono un grave impatto sull'ambiente. Questo elevato e incontrollato afflusso di persone oltre ad incrementare sensibilmente la quantità di rifiuti prodotti (la maggior parte dei quali vengono conferiti in modo indifferenziato), è responsabile dell'aumento del moto ondoso provocato sia dalla diffusione dei mezzi di trasporto privato ad uso turistico sia dalla maggiore necessità di mobilità veloce dei molti turisti “mordi e fuggi”.
Oggi si stima che circa 10 milioni di persone visitino annualmente la città (in cui vivono attualmente poco più di 65.000 abitanti) con picchi giornalieri, in corrispondenza di eventi particolari come il Carnevale, il Festival del Cinema, i mesi estivi più “caldi”, che toccano i 150.000 - 200.000 arrivi (2). Non occorrono commenti per intuire il grosso impatto esercitato sulla città lagunare dalla pressione turistica.
Il forte congestionamento nelle zone di Rialto, San Marco e Accademia, che ostacola e spesso impedisce il transito di abitanti e lavoratori, è un indicatore facilmente verificabile della “saturazione” che ormai il turismo veneziano ha raggiunto e della sempre minore vivibilità della città.
La sfida, quindi, che Venezia si trova oggi ad affrontare è la trasformazione del turismo di massa in un'industria sostenibile. Uno sviluppo incontrollato di questo settore, infatti, potrebbe non solo trasformare la città in una Disneyland (3) italiana ma anche sottoporre nel lungo periodo il patrimonio monumentale, culturale e ambientale di Venezia a seri rischi di sopravvivenza, minacciando così la base stessa della domanda turistica.
Non si deve inoltre dimenticare che la Laguna di Venezia, oltre alla sua Città nota meta di interesse turistico, racchiude un ricchissimo patrimonio naturalistico, storico e culturale che non sempre è conosciuto e valorizzato. La tendenza più recente è quella di riproporre alcuni percorsi turistici già consolidati e progettarne di nuovi per diffondere sempre più la cultura, le tradizioni, l’architettura e le forme naturali del paesaggio lagunare. Oltre alle tipiche mete turistiche come Murano, Burano, Torcello, Lido e Malamocco esistono altri percorsi turistici legati alla cultura delle tradizioni locali, della pesca, dell’orticultura come Pellestrina, S.Pietro in Volta, S.Erasmo, Treporti. Per non dimenticare le numerose piccole isole disabitate ricche di testimonianze storiche (luoghi una volta dedicati al culto, opere di difesa militare ecc…).

 

Riferimenti bibliografici
(1) Musu I. (1997), Lo sviluppo sostenibile a Venezia nell’ottica dell’Agenda 21, Fondazione Eni Enrico Mattei
(2) Van der Borg J., Russo A.P. (1997), Un sistema di indicatori per lo sviluppo turistico sostenibile a Venezia, Fonazione Eni Enrico Mattei.
(3) Rinaldo A. (1997), Equilibrio fisico e idrogeologico della laguna, Fondazione Eni Enrico Mattei.