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  5. Venezia e la sua laguna

News della sezione Venezia e la sua laguna

12/10/2006 - Su Punta San Giuliano confronto con Cacciari

Tratto da “Il Gazzettino” del 12/10/2006

Massimo Cacciari ha promesso che ci sarà. E cosî venerdì 27 ottobre al Centro Santa Maria delle Grazie - ore 17.30 - si discuterà pubblicamente della storia di San Giuliano ovvero dell'autorizzazione concessa dal Comune alle ditte di trasporto di restare in Punta San Giuliano. Da quando il Gazzettino ha dato la notizia che Cacciari, in qualità di Commissario al moto ondoso aveva dato il via libera al progetto che mantiene le ditte in Punta, in città si sono moltiplicate le iniziative. E i consiglieri della Provincia hanno votato un ordine del giorno contro la decisione di Cacciari, ma anche Comune e Municipalità di Mestre si sono mossi allo scopo di bloccare questo progetto. Tant’è che la Municipalizzata ha chiesto alla Giunta un Consiglio straordinario proprio sul punto. Del resto l’acerrimo nemico di questo progetto è proprio il presidente della Municipalità, Massimo Venturini, deciso ad andare anche contro il suo sindaco pur di salvare il parco. Il 27 ottobre si vedrà a che punto siamo e, soprattutto, se il Comune ha trovato qualche alternativa alla permanenza delle società in Punta. Cacciari ha già detto chiaramente a chi ha chiesto l’incontro – il gruppo Intesa per al città che l’ha sostenuto in questa campagna elettorale – che bisogna studiarsi bene le carte e conoscere nel dettaglio la situazione prima di parlare. Il che significa che il Comune arriverà all’incontro con una posizione molto precisa ed è probabile che sia quella che non esistono alternative. Dunque, le ditte restano lì e si va avanti con il progetto. Dall’altra parte del tavolo, però, ci sarà Intesa per la città che invece sostiene che quel progetto porta ad uno stravolgimento della filosofia del parco di San Giuliano. A seguito alla decisone di Cacciari, infatti, si dovrebbero costruire edifici alti quasi 11 metri a bordo del Canale Salso. Esattamente dove era prevista la passeggiata ciclopedonale che, partendo dal Canal Salso doveva arrivare fino al Parco di San Giuliano. Le ditte che hanno chiesto di restare lì sono 18 e si tratta in buona parte di aziende che si occupano di trasporti da e per Venezia. Più tre ditte che si occupano di rimessaggio barche.

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28/09/2006 - San Giuliano approda in Parlamento

Tratto da “Il Corriere Veneto” del 28/09/2006

La delibera che modifica il piano del parco di San Giuliano e che mantiene le aziende in riva al canale arriva a Roma.
Il deputato di Rifondazione Comunista Gino Sperandio ha presentato un’interpellanza ai ministri dell'interno e dell'Ambiente contro il provvedimento e chiedendone la sospensione.
Era la fine di giugno quando il Commissario delegato al moto ondoso, Massimo Cacciari, ha autorizzato il progetto definitivo di modifica della riva del canale San Giuliano prevedendo la realizzazione di nuovi capannoni -alti 11 metri-perle 18 ditte di trasporto acqueo che dovevano essere dimesse o traslocate in altra area perché giudicate incompatibili con realizzazione di un parco.
Un provvedimento che ha scatenato un vespaio e che oggi, attraverso Sperandio approda in Parlamento. Per il deputato di Rifondazione Comunista - si legge nell'interpellanza - «il progetto per la realizzazione del parco di San Giuliano, il più importante intervento di riqualificazione urbana e ambientale in corso di attuazione nel Comune di Venezia per realizzare uno dei più grandi parchi urbani europei, viene gravemente alterato dal provvedimento del Commissario delegato». Nel documento Sperandio sottolinea il consolidamento della presenza di attività economiche e produttive considerate «incongrue con la destinazione generale delle aree a "verde urbano attrezzato-parco", mentre in origine se ne prevedeva la dismissione e la sostituzione con una passeggiata pedonale e ciclabile tale da creare un efficace rapporto con 1'acqua anche sul lato sud-occidentale del Parco, costituito dal Canale di San Giuliano».
Affondano contro il sindaco-commissario e il suo progetto anche Pietrangelo Pettenò, consigliere regionale di Rifondazione, Roberto Del Bello, segretario provinciale del partito e il consigliere comunale del partito Sebastiano Bonzio, per i quali quello di Cacciari,. oltre ad essere un provvedimento «giustificato pretestuosamente come atto di contrasto al moto ondoso, ma che nell'immediato garantisce interessi del tutto particolari», costituirebbe anche «un vulnus di gravità eccezionale alle prerogative della politica istituzionale e non, che viene esautorata rispetto alle scelte operate nel passato». «Una sceita grave ispirata dal peggior decisionismo», dicono i tre in una nota.
Un intervento molto discusso quello di Cacciari e del suo vice Michele Vianello sia a Ca' Farsetti che nella sede della Municipalità di Mestre-Carpenedo dove in entrambi le sedi c'è stata battaglia. E adesso dovranno esprimersi anche i ministeri chiamati in causa. Anche perché l'interpellanza di Sperandio, oltre a chiedere se si ritenga necessario revocare o sospendere il provvedimento, chiede anche di capire se attività come queste «rientrino compiutamente nei limiti di legge stabiliti». Di capire insomma se approvare un progetto come questo serva per difendere Venezia dal moto ondoso.
S.C.

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13/09/2006 - "Palazzoni" di 3 piani nel Parco di San Giuliano

Tratto da “Il Gazzettino” del 13/09/06

Fra le ditte che sono entrate a far parte del Consorzio fra le imprese di San Giuliano figura anche il Cantiere motonautico Giudecca. Curioso che un cantiere si trasferisca dalla Giudecca a San Giuliano, che rilevi i capannoni di una azienda che se ne sta andando e che, insomma, investa in un posto a rischio come San Giuliano, acquisendo un capannone che forse è ancora abusivo perchè non ha usufruito nemmeno dell'ultimo condono.
Se un'azienda fa questo, vuol dire che sapeva che non erano soldi buttati via. E queste garanzie sembra che le avesse da febbraio scorso mentre 1'approvazione dell'ordinanza del Commissario al moto ondoso, che permette alle ditte di Punta San Giuliano di restare dove sono, è di sei mesi dopo. Chi, in Comune, ha dato queste garanzie al Cantiere motonautico della Giudecca, cioè che non era un azzardo trasferirsi a San Giuliano? Come facevano tutte le ditte del Consorzio ad avere già in tasca a febbraio la certezza matematica che il Commissario per il moto ondoso e cioè il sindaco avrebbe firmato quel progetto?
Qualcuno ha messo di mezzo Cacciari?
«Ma sì, è la solita storia. Al sindaco non la raccontano tutta - sbotta Massimo Venturini, presidente della Municipalità di Mestre centro - Non dico che gli nascondono le carte, ma è certo che Cacciari non è in possesso di tutte le informazioni. Questa storia del trasferimento di un cantiere nautico dalla Giudecca, ad esempio, non la sapeva. E mi devono spiegare perchè un problema di Venezia viene scaricato su Mestre. Devono costruire case al posto del Cantiere nautico Giudecca e quindi gli hanno dato lo sfratto, è stata la giustificazione. Benissimo, ma che c'entriamo noi? A Cà Farsetti la smettono o no di scaricare le rogne in terraferma? Si lamentano sempre che perdono posti di lavoro e attività e poi non muovono un dito per tenerle in centro storico», ironizza Venturini.
Ma Venturini non ce l'ha solo con questo trasferimento misterioso e del quale nessuno ha mai saputo nulla - e gli operatori di Punta San Giuliano si sono guardati bene dall'vvertire che c'era anche un nuovo arrivato,fresco fresco, nelle fila del Consorzio. Venturini si chiede anche come mai in Giunta ci sia chi spinge per chiudere in tutta fretta questa vicenda. «Io voglio vedere tutte le carte - avverte il presidente della Municipalità - Non esiste che si chiude dicendo che non ci sono alternative alla permanenza delle ditte in Punta San Giuliano. Voglio vedere tutte le carte e finora non le abbiamo viste. E voglio che siano sul serio escluse tutte le alternative, ma non di corsa. Voglio vedere se è vero che l'area Gorinati non va bene. Ma dico anche che non c'è solo l'area Gorinati. Al Vega 2, ad esempio, ci starebbero benissimo. E voglio che mi dimostrino, carte alla mano, che non è vero. Io le carte che ho, le mostro, senza nascondere nulla. Ecco che cosa ha approvato il Consiglio comunale a proposito dell'area ex Agip: "Si affaccia su un'importante via d'acqua (Canale Brentella), la cui riva si presta ad essere attrezzata per approdi di linee di navigazione". E allora io dico che se il Vega vuole farci degli approdi, tanto più possiamo usare quella banchina per l'operazione di spostamento delle ditte da Punta San Giuliano. Se è vero, com'è vero che su quella banchina ha messo gli occhi anche il Porto per farci una darsena, allora non ci sono problemi, vuol dire che si può fare. Tra 1'altro è zona intera- mente bonificata e Vega prevede di costruire solo ai lati, tenendo libero il fronte acqueo sul Canale, dunque non serve nemmeno cambiare ìl progetto. Lì non daranno fasti- dio a nessuno e non ci stanno 18 ditte, ce ne stanno 50. Ammesso poi che debbano stare tutte lì, comprese quelle che vengono dalla Giudecca. A mio avviso avrebbe più senso spostare chi fa barche nella zona ex Complessi, quella che dovrebbe rilevare la Fincantieri, mentre al Vega potrebbero re- stare solo i trasportatori, che sono 9 in tutto. Se noi mettiamo i cantieri nautici in quella che Cacciari chiama la cittadella della cantieristica, ci basta poco per dare spazio a tutti gli altri qui al Vega 2. Che mi dicano, carte alla mano, perchè questo progetto non può andare avanti. Perchè una darsena sì e i tra- sporti via acqua no»
Venturini sostiene che in ogni caso non si può decidere in quattro e quattr'otto una cosa così importante. «Non esiste che non si aspetti l'architetto Di Mambro, che deve arrivare qui a fine mese. Il suo parere è importante, ma più ancora il parere dell'intera città, schierata contro questo progetto. E pensare che non sa ancora tutto. Ad esempio, nessuno ha mai detto che questi edifici che si vuole costruire sulla riva sono un muro alto 11 metri e 22 centimetri? Stiamo parlando di case alte tre piani, non di capannoni, che occluderanno completamente la vista del Canal Salso».
Maurizio Dianese

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11/09/2006 - Oasi Alberoni: Le dune in perenne evoluzione minacciate da Mose e turismo

Tratto da “Il Venezia” del 11.09.2006 – pag 23
Di Giulia Quaggiù (venezia@epolis.sm)

Dune di sabbia rossastra in perenne evoluzione che per oltre due chilometri si creano e disfano senza interruzione. Un paradiso naturale in bilico tra i paradossi della modernità e le esigenze del turismo balneare.
Così si può interpretare l’attuale situazione della pineta litoranea degli Alberoni, nella punta estrema del Lido. L’oasi, attualmente gestita daWwf e Comune, in collaborazione con i Servizi forestali, verrà inevitabilmente intaccata dai futuri cantieri del Mose. Proprio ora, quando tutti attendono il famigerato piano degli Arenili come soluzione per tutelare un sito di grande interesse comunitario.
IL PIANO, da oltre un anno nel cassetto della Municipalità del Lido-Pellestrina, rimane ancora una questione aperta e la cui applicazione appare alquanto difficoltosa. Il progetto, che regolamenta l’uso turistico delle spiagge lidensi, prevede particolare attenzione per l’oasi degli
Alberoni: recinzioni per tutelare le dune e la creazione di nuove formazioni sabbiose da collegare a naturali, al momento interrotte dalla presenza di stabilimenti balneari. Il progetto, però, stenta ad avviarsi, proprio per motivi commerciali: gli stabilimenti secondo il piano dovrebbero essere spostati o eliminati per far spazio alla natura.
Nel frattempo i cantieri del Mose faranno la loro parte.
«Queste infrastrutture creano trasformazioni irreversibili al meccanismo di formazione delle dune – spiega Fabio Cavolo d e l l’associazione Rocchetta e dintorni, che tutela l’oasi – se una duna viene distrutta artificialmente, non si riformerà mai più come prima». E anche se preoccupato per i futuri cambiamenti, Fabio continua a fare da guida alle escursioni domenicali, che quest’estate il Wwf ha organizzato per far conoscere l’oasi degli Alberoni a tanti veneziani ignari di tale patrimonio.
Ieri, più di una ventina di persone hanno partecipato alla gita tra le dune, le bassure interdunali e le suggestive macchie di Ammophila che colorano un paesaggio simile a quello di una prateria. Tra gli escursionisti c’erano anche tanti bambini, che attenti hanno ascoltato come si formano le dune, come la bora incessantemente le modifichi, quale flora e fauna è possibile trovare all’interno dei 30 ettari di pineta.
Non solo muschi rari ma anche tra giunchi ed orchidee tanti insetti ed uccelli particolari come il fratino, il martin pescatore o lo sparviero. «Quest’oasi si è mantenuta nel tempo perché si trova nel lembo più lontano dalla terraferma e soprattutto perché per molto tempo venne utilizzata per fini militari. Il nucleo abitato degli Alberoni, inoltre, è decisamente piccolo: sono circa 550 gli abitanti e pertanto non ci sono stati veri problemi di urbanizzazione» racconta Paolo Perlasca, responsabile Wwf dell’oasi. Un paradiso, quindi, lontano dalla confusione e dal turismo di massa. Anzi, la zona degli Alberini appare ora di particolare interesse per imprenditori alla ricerca di nuove forme di turismo per così dire “alternative” e volte a riscoprire ciò che di naturale persiste nel nostro territorio. L’oasi, la cui pineta è stata piantata nel dopoguerra per dar lavoro ai veneziani messi duramente alla prova dal conflitto mondiale, fu anche testimone di importanti eventi storici. Nel campo da golf, realizzato nel 1933 dalla famiglia Volpi a lato della pineta, Mussolini incontrò Hitler e ancor prima Guglielmo Marconi, mentre era in servizio militare, proprio agli Alberoni diede vita alla sua prima trasmissione radio.

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02/09/2006 - S. Giuliano, non ci sono alternative per le ditte

Tratto da "Il Gazzettino" del 02/09/2006

Fumata nera. Agosto non ha portato consiglio, e così è praticamente certo che le attività economiche di Punta San Giuliano resteranno in eterno all'interno del parco. «Dopo aver elencato tutte le aree potenzialmente disponibili - ha infatti confermato ieri l'assessore all'Urbanistica, Gianfranco Vecchiato, alla fine di una megariunione a Ca' Farsetti - i miei uffici hanno verificato la non praticabilità di ogni ipotesi alternativa».
Come si ricorderà, agli inizi di agosto si era scoperto per puro caso che con un blitz consentitogli dai poteri straordinari di commissario al Traffico acqueo, il vicesindaco, Michele Vianello, aveva varato alla chetichella una variante al piano di San Giuliano , consentendo così la permanenza all'interno del parco delle attività economiche che attualmente operano all'inizio dell'asta del Canal Salso, e che secondo il progetto originario di Antonio Di Mambro, approvato dal consiglio comunale, avrebbero dovuto sloggiare. Le aziende, anzi, hanno già presentato in Comune un progetto architettonico di risistemazione dell'area, redatto dall'architetto Giampaolo Mar.
Ne erano nate feroci polemiche, alle quali aveva tagliato corto il sindaco, Massimo Cacciari, assumendosi la piena responsabilità della decisione e affermando che non vi erano alternative, dato che nel nuovo Interscambio merci al Tronchetto le imprese mestrine non avrebbero trovato collocazione. Cacciari, però, aveva lasciato una parziale apertura, dando tempo tutto agosto per cercare aree alternative per il trasferimento delle imprese. Che non si sono trovate.
Ieri in Comune, con Vecchiato, ne hanno parlato lo stesso sindaco, il vice, gli assessori San dro Simionato (Lavori Pubblic), Enrico Mingardi (Mobilità e trasporti), Giuseppe Bortolussi (Attività produttive), il presidente della Municipalità di Mestre Centro, Massimo Venturini, tutti accompagnati dai rispettivi tecnici.
«Niente da fare», ha dunque riassunto Vecchiato, elencando vari elementi di incompatibilità (quali gli accessi, i costi, la necessità di bonifiche, le destinazioni diverse) di aree reperite a Tessera, a Fusina, sull'altro lato di Canal Salso, a Forte Marghera (area Gorinati). «Faremo ancora un'ultima verifica sul Vega2 - ha concluso Vecchiato - ma credo che sarà del tutto inutile». Si tratta di un'area che si affaccia sul Canale Brentella, negli ex depositi Agip, ma si tratterebbe di trovare un accordo con l'Autorità portuale, mentre il progetto Vega2 prevede destinazioni diverse.
«A questo punto - ha spiegato il capo di gabinetto del sindaco, Maurizio Calligaro - si tratterà di vedere come ridurre al minimo l'impatto del progetto presentato dalle aziende». Secondo Mar, l'insediamento industriale potrebbe venir ridotto a 430 metri lineari, contro il chilometro e oltre di adesso, e le aziende dovrebbero scendere da 28 a 18, ma per il Comune si potrebbe fare ancora di meglio.
Resterebbe comunque il problema del traffico acqueo innescato dalle aziende, che effettuano anche trasporti e che dispongono di una cinquantina di imbarcazioni, la cui attività è comunque incompatibile con un parco che fa degli sport e del diporto acquei una delle sue principali caratteristiche. Le società che vivono a San Giuliano hanno anzi proposto l'estensione del parco anche su di un tratto di laguna (Adola). «Da questo punto di vista - ha replicato Calligaro - il problema ci sarebbe se quelle fossero le uniche barche che operano nella zona, ma dietro a San Giuliano ci sono darsene e cantieri con migliaia di barche, e non cambierebbe nulla».
Silvio Testa

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