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  4. Dibattito sul Mose

News della sezione Dibattito sul Mose

26/05/2007 - Mose, la Procura acquisisce copia della diffida di Pecoraro Scanio

Tratto da "Il Gazzettino" del 26/05/2007

La Procura di Venezia ha acquisito la lettera di diffida inviata la scorsa settimana dal ministro dell'Ambiente, Alfondo Pecoraro Scanio, in relazione alla presunta illegittimità dei nuovi cantieri per la costruzione del Mose, in via di allestimento in laguna. I carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) se la sono fatta consegnare dal presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva, su incarico del sostituto procuratore Stefano Buccini, il quale vuole capire con esattezza quali siano le questioni evidenziate dal ministro. Pecoraro Scanio ha scritto al braccio operativo del ministero dei Lavori pubblici per evidenziare che, al momento, i cantieri necessari all'assemblamento dei cassoni che costituiranno le paratie mobili, nonché quelli progettati per ospitare il villaggio destinato agli operai addetti ai lavori, non hanno ottenuto l'autorizzazione paesaggistica, obbligatoria per legge. Dunque, secondo il ministro, sono illegittimi.Da oltre un anno la Procura veneziana ha aperto un fascicolo d'inchiesta conoscitiva sul Mose , e la lettera del ministro all'Ambiente potrebbe fornire uno spunto interessante di approfondimento: nel caso in cui i cantieri in oggetto venissero aperti, infatti, potrebbero configurarsi anche violazioni di natura penale. Sempre che l'autorizzazione paesaggistica non venga rilasciata, dopo una Valutazione di impatto ambientale
Nel frattempo gli accertamenti effettuati nei mesi scorsi dai carabinieri del Noe alle bocche di Porto di Lido e Malamocco, non hanno evidenziato alcuna irregolarità per quanto riguarda i lavori eseguiti fino a questo momento. I militari dell'Arma, su incarico del pm Buccini e del procuratore aggiunto Carlo Mastelloni, hanno ispezionato le opere e i cantieri, verificando che non vi sono difformità tra ciò che è stato realizzato in laguna e ciò che è stato autorizzato. I carabinieri sono stati affiancati nel loro lavoro da un rappresentante del Magistrato alle acque e da uno della Sovrintendenza ai beni ambientali, i quali non hanno rilevato alcuna irregolarità nelle opere controllate. Prossimo obiettivo dei carabinieri saranno i cantieri avviati alla bocca di porto di Chioggia che, con molta probabilità, verranno ispezionati a partire dalla prossima settimana.
L'inchiesta è stata avviata sulla base di una serie di esposti presentati da associazioni ambientaliste. Le verifiche riguardano le parti della laguna di Venezia nelle quali il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dello Stato, sta operando per realizzare le opere preliminari alla realizzazione dell'opera di paratie mobili progettata per difendere Venezia dall'acqua alta.

Gianluca Amadori
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22/05/2007 - «Le dighe mobili del Mose stanno distruggendo gli habitat naturali della laguna veneziana»

Tratto da "Il Gazzettino" del 22/05/2007

C'è poco da stare allegri: le dighe mobili, a detta dell'Osservatorio Naturalistico della Laguna, stanno distruggendo gli habitat naturali della laguna, anche quelli inclusi in siti Natura 2000. Manca uno studio di impatto ambientale e il rischio è che la fauna e la flora lacustri vadano irrimediabilmente perdute.E' un vero e proprio "bollettino di guerra" il rapporto L'impatto ambientale del sistema Mose sugli habitat della Laguna di Venezia curato dall'Osservatorio e consegnato dal Comune alla Direzione generale Ambiente della Commissione Europea. Il sindaco Massimo Cacciari lo ha presentato ieri alle forze politiche cittadine, ai mass media e alle forze dell'ordine, nella Sala consiliare del Municipio, con una relazione di Gustavo De Filippo, dell'Osservatorio, accompagnata dalla proiezione di un supporto multimediale. «Il Comune ha assicurato Cacciari continuerà nel lavoro, che ritiene doveroso, di informazione e documentazione a tutta la città, in termini obiettivi, sull'andamento dei lavori e i conseguenti impatti, perché nessuno possa dire non sapevo, non avevo capito».
Il Rapporto annota la mancanza di trasparenza progettuale e il fatto che le autorizzazioni vengono rilasciate per stralci, di fatto impedendo di poter prevedere gli impatti; e segnala come il mutamento dei tempi di residenza dell'acqua in laguna comporterà in futuro conseguenze a tutti gli habitat lagunari, non soltanto a quelli direttamente interessati dai lavori alle bocche di porto. In particolare si denuncia alla diga di San Nicolò di Lido, la distruzione di 2,1 ettari di un'area Sic (sito di interesse comunitario) e la profonda alterazione di un altro 1.3 ettaro; a Punta Sabbioni, pr il porto rifuglio, la distruzione di 2,8 ettari di area Sic con lagune costiere; per la nuova isola artificiale, la distruzione di circa 9 ettari di fondale di laguna e l'alterazione profonda di almeno altri 6 ettari. A S. Maria del Mare si riscontra la distruzione di 330 metri di spiaggia e di circa 2,5 ettari di habitat e l'occupazione di 14 ettari di demanio marittimo; ad Alberoni, rischiano di scomparire pozze salmastre di sifonamento; in questa bocca di porto, sono previste significative modifiche dei flussi e delle velocità delle correnti di marea, e possibili fenomeni di erosione dell'isola di Pellestrina in caso di vento di bora. Al porto rifugio di Ca' Roman, la distruzione di 4,5 ettari di aree Sic e l'alterazione di altri 2 ettari in area Sic; la perdita definitiva di 3 ettari di battigia e litorale, e di habitat elettivi di nidificazione di fraticello e fratino.
Riguardo l'irregolarità dei lavori, ieri il Ministero dell'Ambiente ha inviato una lettera al Magistrato alle Acque in cui chiede di sospendere la realizzazione dei siti di prefabbricazione dei cassoni delle opere mobili e del campo logistico di base di S. Maria del Mare perchè privi di autorizzazione. «Il sindaco non si dà pace e cerca strumentalmente ogni occasione per confondere le idee alla gente - commenta il consigliere comunale di FI, Michele Zuin - La presentazione del Rapporto è solo un'altra questione mediatica creata ad arte per continuare a fare confusione sulla questione Mose ».

Daniela Ghio
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21/05/2007 - «Mose, cantieri da fermare»

Tratto da "Il Gazzettino" del 21/05/2007

Pecoraro Scanio insiste nella sua guerra al Mose. Nel corso del convegno sui possibili effetti del cambiamento del clima, tenuto sabato a Sant'Elena, cui hanno partecipato molti ed assai accreditati studiosi, tra i quali il premio Nobel Carlo Rubbia, il ministro dell'Ambiente ha insistito nel ritenere irregolari e quindi illegittimi alcuni cantieri inerenti all'intervento alle bocche di porto ed in particolare quello aperto a Santa Maria del Mare all'estremo nord di Pellestrina. Ha anzi annunciato che è stata inviata una lettera del ministero dell'Ambiente all'indirizzo del Magistrato alle acque con la quale si chiederebbe il fermo dei lavori in corso. L'annuncio è venuto in un contesto che ha visto dibattere studiosi di alto livello sulla possibilità di un macro aumento nella atmosfera della anidride carbonica e sulle conseguenze che deriverebbero da tale evento a tutto il globo. Non ha mancato per questo di suscitare anche qualche disagio. Ben altre sono le preoccupazioni. Ed, insieme, ben più vaste le incertezze scientifiche sul futuro.
Comunque la presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva, questo messaggio non lo ha ancora ricevuto. Ma la ostilità del ministro dell'Ambiente in argomento non risulta inedita e quindi anche la risposta alla domanda è apparsa scontata. "Noi riteniamo - ha confermato - di avere diligentemente compiuto tutti gli atti richiesti dalla legge. Abbiamo ottenuto anche l'avallo della Avvocatura dello Stato. E siamo andati pure oltre nello scrupolo, ogni valutazione riferendola alla Regione. Non vada sottovalutato altresì il fatto che quei cantieri sono provvisori". Resta nell'aria l'auspicio che la città si convinca della correttezza delle istituzioni locali dipendenti dal ministero delle Infrastrutture e degli esecutori dei lavori. Si convinca pure che, a questo punto, mai e poi mai Prodi e men che meno Berlusconi vorranno la cancellatura dal carnet della esecuzione del Mose , ogni ulteriore impaccio, oltre i tanti già posti, risultando soltanto una inconcludente gravosità per gli organi dello Stato.
Tornando sui temi del convegno così diplomaticamente diretto dal prof. Antonino Abrami, dovremmo dire che al cronista, massacrato da valanghe di dati e considerazioni scientifiche o parascientifiche ovvero politiche rovesciate dai tanti studiosi presenti, da Filippo Giorgi a Vincenzo Ferrara,da Andrea Rinaldo a Paolo Canestrelli, ovvero da Giorgio Ruffolo e Felice Casson- sulle quali occorreranno mesi di riflessione - restano molti dubbi. Come tali resteranno in materia pure ai concittadini fatti oggetto, in questi mesi, di sovrabbondanti ed esagitate comunicazioni di massa: quanto grande sarà alla fine del secolo la sofferenza del mondo, e - si sia pure egoisti- soprattutto quanto grande la sofferenza della nostra Venezia. Se sarà vero altresì che il livello del mare crescerà, e di quanto, se di 15 centimetri o di 85, se i fondali della laguna si approfondiranno a 2 metri e 40 (prof. Silvio D'Alpaos), se verrà davvero varata una Corte penale mondiale per giudicare gli autori dei grandi crimini ambientali e se sarà affermato il principio di precauzione (Felice Casson e gli stessi Abrami e Pecoraro Scanio); se davvero risulteranno efficaci e bastevoli grandi estensioni di pannelli solari a sfruttare l'energia non gasificante elargita da Padre Sole (Carlo Rubbia); se le macchie solari...,se i movimenti millenari della Terra..., se la Cina, l'America, la Russia... E via così. Tutto da studiare. Da seguire. Ed aspettare. Per apprendere la verità. La Sua verità. Quella, cioè, di Madre Terra.
Augusto Pulliero
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08/12/2006 - Venezia come New Orleans. Grande onda su Marghera

Tratto da “Corriere del Veneto” del 08/12/2006

«Marghera nel 2050 sarà a rischio allagamento. Un'onda gigantesca potrebbe travolgerla e la forza dell'acqua rimuovere e mettere in circolo le sostanze tossiche degli stabilimenti industriali. I danni sarebbero incalcolabili».
E' l'allarmante previsione formulata da Corrado Clini, direttore generale del Ministero per 1'ambiente e la tutela del territorio e del mare, intervenuto ieri a Venezia al seminario «Esodo e sprofondamento: New Orleans & Venezia», promosso dalla Venice International University. Scenari catastrofici? «Fra meno di cinquant'anni - aggiunge Clini - Venezia potrebbe trovarsi investita dall'acqua alta un giorno sì e 1'altro pure».
L'allarme parte dagli studiosi che hanno previsto, entro i prossimi 30-40 anni, un progressivo innalzamento del livello del Mare Mediterraneo destinato a sfiorare i 30 centimetri. Un'evoluzione pericolosa «che metterà a rischio di subsidenza 1'intera costa adriatica da Monfalcone al Po. Un abbassamento del suolo quindi, che avrebbe come ultima conseguenza 1'erosione della costa». E' il clima insomma, o meglio i cambiamenti climatici frutto di un ecosistema maltrattato, a poter «uccidere», un giorno, Venezia e la terrafernia. Tutte constatazioni arrivate pero sul tavolo della comunità scientifica internazionale forse un po' troppo tardi, riconosce Clini: «Gli studiosi hanno lanciato 1'allarme, i governi se ne sono fatti carico, ma attualmente mancano le politiche per affrontare il problema. Siamo nella fase della presa d'atto, ora bisogna pensare alle modalità risolutive».
Una consapevolezza acquisita in ultima istanza anche dagli Stati Uniti, non fumatari del Protocollo di Kyoto, pagata però a caro prezzo: «il disastroso uragano Katrina che mise in ginocchio New Orleans nel 2005 ha drammaticamente posto il governo americano di fronte all'emergenza clima. Ma non ci sono attualmente segnali che lascino prevedere che le autorità siano pronte ad assumersi queste responsabilità». E' 1'amara constatazione di Berndt Ostendorf, professore di studi culturali Nord Americani, ieri intervenuto a Venezia per parlare delle contraddizioni ecologiche del dopo Katrina.
Contraddizioni ecologiche alle quali, in virtù di quanto previsto, forse la stessa Venezia non si sottrae in tempi di Mose. Se infatti 1'acqua alta è destinata a presentarsi in città quasi ogni giorno, si renderebbe necessario chiudere la gigantesca diga in continuazione - divèrsamente da come il Mose è stato concepito, cioè per chiudersi eccezionalmente - con pesanti, questa volta sì, conseguenze ambientali.
Guaio che Clini, di recente riconfermato alla presidenza del Rec - 1'organizzazione internazionale per la promozione dello sviluppo sostenibile nei paesi dell’Europa Centro-Orientale - non si lascia sfuggire, pur smorzando 1'idea di un Mose ecomostro: «Credo che i1 Mose rappresenti uno strumento per la difesa fiessibile delle acque alte, da usare in casi eccezionali, 1'impatto ambientale in questo caso non sarebbe grave. E' vero però che la chiusura della comunicazione tra laguna e mare, se troppo frequente, potrebbe portare a pericolasi cambiamenti ambientali e climaticí: La sfida quindi è come attrezzare tutta la costa per affrontare questo rischio».
Paola Vescovi
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23/11/2006 - Venezia i lavori del Mose continuano: arriva l’ultimo si. Cacciari protesta.

Tratto da “La Repubblica” del 23/11/2006

Avanti tutta. Sul Mose - il sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dall'acqua alta - passa la linea del governo Prodi, la stessa dell'esecutivo Berlusconi e del primo Prodi. Roma decide, e la Serenissima non pub che adeguarsi, anche se di malavoglia. La costruzione dell'opera - costo totale 4 miliardi di euro, lavori ultimati nel 2012 - prosegue senza modifiche ne aggiustamenti.
Lo ha ribadito ieri sera il Comitatone per Venezia, riunitosi a Palazzo Chigi e conclusosi con un voto favorevole al Mose tra le proteste del sindaco Cacciari.
Protestano gli ambientalisti: «Una decisione sconcertante», dicono Wwf Italia, Italia Nostra, Vas e Lipu che valuteranno l’impugnazione della decisione.
Fino all'ultimo Cacciari ha provato a vincere la sua battaglia, sostenuto dai ministri dell'Ambiente Pecoraro Scanio e della Ricerca Scientifica Fabio Mussi.
Ma nessuno dei due, ieri, ha potuto esprimere il proprio dissenso, perché il Consiglio dei Ministri aveva gia deciso di dare parere favorevole alla grande opera e contrario alla sperimentazione di ipotesi alternative. E cosi a sostenere le ragioni del Comune, di un gruppo di parlamentari del centrosinistra e dei comitati No Mose (reduci dall'occupazione degli uffici del Consorzio Venezia Nuova, che è costata a 54 di loro una denuncia) é rimasto solo il sindaco: suo, alla fine, l’unico voto contrario all'ordine del giorno presentato da Prodi, che ha incassato il si del governatore del Veneto Giancarlo Galan. Favorevole anche il sindaco di Jesolo Francesco Calzavara (leghista), mentre le altre due città che si affacciano sulla laguna, Chioggia e Mira, guidate da sindaci diessini, hanno preferito astenersi.
E rimasto invece chiuso in valigia il documento portato a Roma da Cacciari, con il quale si chiedeva di "sfilare" il Mose dalla Legge Obiettivo e procedere alla valutazione di impatto ambientale dell'opera. In cambio, il Comitatone ha concesso che venga istituito un ente per il controllo dei cantieri e delle procedure di costruzione.
Ha vinto dunque la linea di Di Pietro: era stato il ministro alle Infrastrutture, la scorsa settimana, a chiedere che il Consiglio dei Ministri esprimesse un parere unanime per neutralizzare il "no" che i suoi colleghi di governo avrebbero potuto far pesare nella riunione di oggi.

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