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Autore: ENZO PEDROCCO

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  5. I settori produttivi

I settori produttivi

Attualmente i settori produttivi maggiormente caratterizzanti l’economia di Venezia e di tutta la laguna sono, oltre al turismo e a tutto l’indotto ad esso legato, l’acquicoltura e l’orticoltura lagunare, l’arte vetraia, la cantieristica artigianale.

l’attività agricola…
Le particolarità geografiche, morfologiche e climatiche delle lagune rendono questi ambienti naturali molto produttivi e facilmente utilizzabili dall’uomo. Nella laguna di Venezia l’attività agricola è oggi praticata soprattutto nella penisola di Cavallino - Treporti, nell’isola di Sant’Erasmo e nella zona di Chioggia. I tre poli produttivi pur essendo caratterizzati da una sostanziale uniformità nelle colture praticate (pomodori, cetrioli, carciofi, radicchio, bietola, zucchine, patate) si differenziano per le tecniche utilizzate. Solo Sant’Erasmo, infatti, conserva in parte le originali caratteristiche dell’agricoltura tipicamente lagunare. Per alcuni decenni, tuttavia, le politiche di sviluppo locale e gli investimenti privati si sono occupati poco di Sant’Erasmo, causando un graduale degrado dell’isola e accentuando l’esodo della popolazione con conseguente abbandono dell’attività agricola. Oggi, tuttavia i lavori avviati dal Consorzio Venezia Nuova e dal Comune stanno cercando di invertire tale tendenza al fine di rivitalizzare le potenzialità di quest’area.



l’acquicoltura…
Per ciò che concerne l’acquicoltura le attività di più diffuse sono: la vallicoltura (allevamento in valli da pesca di branzini, orate, cefali, anguille); l’allevamento dei mitili praticato in alcuni punti lungo i canali lagunari e la venericoltura (allevamento delle vongole veraci filippine) praticato soprattutto nelle zone a basso fondale. Quest’ultima attività, in particolare, è causa di gravi danni all’ecosistema lagunare. I mezzi di raccolta delle vongole, infatti, siano essi manuali o meccanici, penetrano il sedimento per recuperare il bivalve e così facendo accentuano il fenomeno dell’erosione permettendo alla corrente di far disperdere in mare i sedimenti della laguna.



la produzione artigianale…
Per quanto riguarda la produzione artigianale quella del vetro artistico è sicuramente una delle più antiche. L’attività, inizialmente diffusa anche nel centro storico, si è concentrata a Murandopo che un decreto della Repubblica del 1291 ne ha stabilito il trasferimento sull’isola per ridurre i frequenti incendi dell’abitato causati dalle fornaci. L'arte vetraria è divenuta, così, l'attività quasi esclusiva dei muranesi che si tramandano di padre in figlio le originali tecniche di lavorazione del vetro.



il turismo
Se tutte queste attività economiche hanno avuto fino alla metà del secolo scorso un’importante funzione all’interno del “sistema veneziano”, oggi tale ruolo è svolto in modo quasi predominante dal turismo. Durante il boom economico degli anni ’50 e ’60, infatti, il mercato del turismo ha avuto un notevole impulso e Venezia, città d’arte e di cultura unica nel suo genere, è diventata la meta preferita di molti turisti. Non si deve tuttavia pensare che a tale affluenza corrisponda un altrettanto elevato flusso di benefici. Il turismo, infatti, è causa di una serie di conseguenze negative che stanno intaccando l’apparato economico, sociale, e ambientale della città. L’elevato flusso di visitatori, inoltre, sta spingendo Venezia sempre più verso quella che molti definiscono una “monocultura del turismo” caratterizzata dallo “spiazzamento” di molte attività tradizionali che stanno cedendo il posto a servizi legati direttamente o indirettamente al settore turistico. Molti sono i cambi d’uso di abitazioni e palazzi che vengono trasformati in alberghi, pensioni, negozi di maschere con una conseguente scomparsa di attività rivolte ai residenti e innalzamento dei costi di locazione, del valore dei suoli e dei prezzo dei beni di consumo. Senza un’adeguata “correzione” di questo trend di sviluppo Venezia rischia di trasformarsi in una grande Disneyland italiana sottoposta ad un incontrollato sfruttamento del proprio patrimonio monumentale e ambientale che nel lungo periodo potrebbe minacciare la base stessa della domanda turistica ad essa rivolta.