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Autore: ENZO PEDROCCO

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Società

Il territorio veneziano comprende la città di Venezia e di Mestre, le isole della laguna, tra cui Murano, Burano e S. Erasmo, e quelle del litorale del Lido e di Pellestrina che separano la laguna dal mare.
Nel 1950, anno della maggiore espansione demografica della città, risiedevano nel centro storico 184.000 persone (1). Oggi, in quest’area vivono circa 65.000 persone (2). Nel corso degli ultimi 50 anni, quindi, il centro storico di Venezia ha perso quasi due terzi dei suoi abitanti: vale a dire che in media 2.300 persone all’anno lasciano questa zona della città.
«La diminuzione delle nascite e l’aumento del tasso di mortalità sono da molti riconosciute come le principali cause del decremento progressivo dei residenti a Venezia» (3). Questa situazione ha provocato il sorgere di diversi problemi: primo tra tutti il progressivo invecchiamento della popolazione.
Un’indagine svolta qualche anno fa dal COSES ha messo in evidenza come nel centro storico circa il 30% delle famiglie siano costituite da una sola persona: «mentre in tutti i quartieri dell’estuario e della terraferma l’ampiezza media delle famiglie è di due e talvolta tre persone, nei quartieri del centro storico la famiglia unipersonale è ormai la norma» (4) e la fascia di età più numerosa è quella compresa tra 50 e 55 anni che è quasi tripla rispetto a quella relativa ai bambini al di sotto dei 10 anni.
Negli ultimi anni, ad esempio, la produzione media giornaliera di pane all’interno del centro storico di Venezia, così come denunciato dai responsabili dell’associazione e del consorzio panificatori veneziani, risulta essere dimezzata e questo a causa di un duplice ordine di fattori: «la tendenza ad una generale diminuzione del consumo medio giornaliero su scala nazionale e l’ormai evidente esodo verso la terraferma nello specifico caso veneziano» (5).
Se a tutto ciò si aggiungono fattori come l’alto costo della vita, la difficoltà nel trovare un’abitazione, la sempre minore qualità/quantità di servizi che la città offre ai residenti, l’imporsi della “monocultura” turistica che rende sempre più difficoltoso la ricerca di un’occupazione non legata a tale settore, si capisce bene come mai nel centro storico il numero dei “reali veneziani” (i residenti) tenda sempre più a diminuire mentre quello degli “abitanti temporanei” (studenti, lavoratori fuori sede, turisti pendolari...) mostri continui aumenti.
Tutto ciò sta provocando un'evidente “denaturalizzazione” (6) della comunità veneziana con una conseguente perdita di tutte quelle tradizionali caratteristiche socio-economiche che la definivano.
Venezia, quindi, città unica al mondo, tra le più sicure d’Europa (i crimini violenti sono rari e la delinquenza è inferiore rispetto a quella di molte altre città), con un tessuto urbano in grado di garantire intensi rapporti sociali, percorribile a piedi senza traffico e smog, ideale, in quanto a spazi e sicurezza, per i bambini di ogni età, rischia di trasformarsi in un museo a cielo aperto, in un grande “parco monumentale” da ammirare e fotografare ma privo di quelle radici che ne hanno alimentato la nascita.

Riferimenti Bibliografici
(1) Unioncamere: Elaborazione dati ISTAT (2000), La popolazione nella provincia di Venezia nel 2000.
(2) Comune di Venezia - ufficio statistiche (2002), La popolazione residente per sesso e classi di età.
(3) Musu I., Ramieri E., Cogo V. (1998), Indicatori di sostenibilità. Uno strumento per l’Agenda 21 a Venezia, Fondazione Eni Enrico Mattei.
(4) COSES (1996), Alfabeto veneziano, Il Mulino.
(5) Rispoli M., Di Cesare F., Stocchetti A. (1998), La produzione materiale nel comune di Venezia, Fondazione Eni Enrico Mattei