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Autore: ENZO PEDROCCO

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Archivio News

17/01/2005 - San Polo, scoppia una tubatura

Tratto da "Il Gazzettino" del 17 gennaio 2005

Dopo lo scoppio della tubatura di San Lio, che venerdì poco dopo mezzogiorno aveva allagato tutto il campo e parte delle calli vicine, un'altra tubatura dell'acqua si rompe in centro storico. Sabato sera, in campo San Polo, i tecnici di Vesta sono stati costretti ad intervenire a causa della rottura di una condotta idrica, che li ha costretti a lavorare al buio per scovare e riparare il guasto.

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16/01/2005 - L'ondata a San Lio ha deformato il campo

Tratto da "Il Gazzettino" del 16 Gennaio 2005

Il giorno dopo lo scoppio della tubatura dell'acqua nella zona di San Lio, nel sestiere di Castello, si contano i danni e si cerca di salvare il salvabile, ripulendo i negozi dallo strato di fango, spesso qualche centimetro che è rimasto a terra dopo il deflusso dell'acqua.
Di certo quello che è successo venerdì a San Lio residenti e commercianti lo ricorderanno a lungo. La rottura di una delle tubature portanti del più antico (o vecchio?) acquedotto veneziano, risalente addirittura alla fine dell'800, ha provocato danni per svariate migliaia di euro.
Ma l'improvviso allagamento della Calle al ponte di Sant'Antonio, con l'apertura di una profonda voragine lunga alcuni metri, ha avuto conseguenze anche sulla conformazione del campo che ieri appariva visibilmente deformato.
Alcuni esercenti ricordano un episodio simile accaduto una trentina di anni fa, ma in quella occasione la rottura avvenne durante la notte e le conseguenze furono meno gravi. Ieri in mattinata i vigili urbani hanno effettuato un sopralluogo per verificare le condizioni della zona e hanno trovato ancora molti negozi chiusi.
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15/01/2005 - Dall'America un obiettivo: rifiuti zero

Tratto da Il Gazzettino del 15 gennaio 2005 - pag. VII

"Se Venezia va in questa direzione, può diventare riferimento per altre città italiane". È eccitato Paul Connet, professore universitario di Chimica generale ed ambientale alla St. Lawrence University di New York. La sua prima volta in Italia è a Marghera, all'auditorim Monteverdi, di frone a un centinaio di persone per spiegare cosa voglia dire: "Rifiuti Zero", la filosofia rivoluzionaria di cui Connet, da vent'anni è ambasciatore, con oltre 1800 relazioni. Filosofia di più facile comprensione da parte della gente comune, piuttosto che dei potenti. "Mister Bush, mister Berlusconi e mister Blair hanno una diversa visione del mondo, rispetto ai cittadini". E non servono molte parole del suo americano e neppure i gesti a rappresentare il pensiero dei capi di stato: basta una foto, quella di un grande hamburger, laddove la polpetta è il pianeta terra che molti si ritengono autorizzati a sfruttare, quasi come se ce fosse un altro disponibile. "Bush lo crede e speriamo che - sorride Connet - ci vada al più presto". Che fare, allora?Fermare la creazione di discariche e la costruzione di inceneritori con le loro ricadure di diossina e avviare "Zero Rifiuti", portandolo a regime nel 2020. Puntare sulla raccolta differenziata, per riciclare il possibile, sul compostaggio dei materiali organici e prepararsi a "rosicchiare" il terzo "scoglio", quello dei rifiuti non riciclabili che devono essere mandati in discarica e che Connet definisce "il fallimento della nostra società". "Zero rifiuti necessita della responsabilità della comunità impegnata del riciclaggio - afferma il professore, invitato a Marghera dal Forum Ambientalista, dall'assemblea permanente contro il rischio chimico, dalla Consulta per l'ambiente - Sportello Stilinfo e dall'assessorato all'Ambiente - ha bisogno di chi governa e dell'industria che non può continuare a produrre materiali non riconvertibili." Sogni? Niente affatto, a S. Francisco, 850mila abitanti, con incentivi anche a ristoratori e albergatori, stanno realizzando, entro il 2010, l'obiettivo del 75 per cento di discariche in meno. Senza contare che Rifiuti Zero crea occupazione: 2mila i nuovi assunti nelle industrie che, in Nova Scozia usano e studiano nuovi materiali. "In Italia, dove avete i migliori designer - propone Conner - potete inventare nuove strategie industriali che eliminino i materiali non riciclabili".
"A Venezia - commenta l'assessore all'Ambiente, Paolo Cacciari - abbiamo ampiamente sposato questa filosofia: l'esperimento pilota, partito ad aprile a Dorsoduro, ha visto salire all'80 per cento la raccolta differenziata: con buone pratiche domestiche e un buon servizio di raccolta porta a porta, si eliminano i tre quarti dei rifiuti. Resta un quarto su cui bisogna investire, ma in collaborazione con il mondo della produzione che deve creare prodotti con un ciclo di vita davanti a sè e non più non riciclabili".

 

15/01/2005 - Divieto di sbarco per i rottami ferrosi, intervengano presto le istituzioni competenti

Tratto da Il Gazzettino del 15 gennaio 2005 - pag. VII

Un danno di diversi milioni di euro e una grave e determinante compromissione delle potenzialità portuali, anche nella migliore delle ipotesi, ovvero lo sblocco immediato del divieto di sbarco del rottame ferroso al terminal di Porto Marghera e di Chioggia.
Lo denuncia l'unità di crisi composta rappresentanti di FederAcciai, Afv Beltrame, Gruppo Arvedi, Associazione Spedizionieri agenti marittimi di Venezia , autorità portuale, Porto di Chioggia, Terminalisti portuali di Venezia , Interporto, Fai Veneto. Si tratta di un neonato comitato per la gestione operativa delle azioni che verranno a breve intraprese, aperto a tutti i soggetti che vorranno dare una rapida soluzione al problema. Da mesi, infatti, è stato interdetto lo sbarco dei rottami ferrosi ai cargo che abitualmente rifornivano le ditte della zona, ma di alternative non ne sono state prospettate.
Mercoledì scorso si è tenuto l'ennesimo incontro sul persistere del blocco dello sbarco, in cui si è preso atto che solo nei porti veneziani nessuna delle istituzioni locali ha ancora offerto risposte alle richieste di intervento degli operatori. Eppure - sottolineano gli interessati - di solleciti ne sono stati fatti parecchi: a novembre era stata contattata la Prefettura, in dicembre il disagio era stato fatto presente anche alla Procura della Repubblica.«All'inizio dell'anno si è svolto un incontro presso la Prefettura di Venezia ma al di là di un impegno per sollecitare Regione e Presidenza del Consiglio affinché si esprimessero in particolare sulla Legge 308 non abbiamo avuto, a tutt'oggi, nessuna risposta - protestano gli operatori del settore - Rinunciare allo sbarco di rottame ferroso, quando ciò è consentito in altri porti italiani, non è assolutamente procrastinabile; non è più possibile restare inermi mentre un importante traffico si sta trasferendo in altri ambiti, causando enormi danni economici ed occupazionali nonché creando notevoli incertezze anche tra le aziende importatrici».Se anche il divieto fosse revocato subito una ripresa a regime del traffico del rottame ferroso nei Porti Venezia ni non riuscirebbe a verificarsi prima di 40-60 giorni.

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15/01/2005 - Via libera ai cassoni del Mose

Tratto da Il Gazzettino del 15 gennaio 2005 - pag. VI

La Commissione Valutazione di impatto ambientale regionale (Via) ha approvato la proposta di istituzione dei due grandi cantieri, uno a Cà Roman ed uno a Santa Maria del Mare, dove saranno costruiti i 38 mastodontici cassoni a sostegno delle paratoie che verranno installate alle bocche di porto. Si ricorderà che la previsione dell'occupazione di quei luoghi da parte del Consorzio Venezia nuova ha mandato dallo scorso agosto in fibrillazione le associazioni ambientaliste, preoccupate soprattutto per la quiete degli uccelli che sostano in Cà Roman. È stata causa, a Cà Farsetti, di infiammate accuse da parte di due assessori nei confronti dei tecnici incaricati dal Magistrato alle acque di illustrare le caratteristiche della impresa che si intendeva affrontare, per ovvi motivi, a Venezia piuttosto che nella lontana Cagliari. I cassoni misurano 60 metri per 44 e per 25 e approntarli in Sardegna avrebbe imposto un disagevole e costoso trasporto in mare e fatto perdere occasioni di lavoro alla manodopera venezia na. Di cassoni ne saranno necessari altri 120 ma di misura inferiore. Saranno costruiti all'Arsenale.
La Commissione Via presieduta dall'ingegner Roberto Casarin ha formulato alcune prescrizioni anche di notevole peso nella speranza di riuscire ad acquietare quanti privilegiano i fraticelli e l'integrità delle dune. L'area che si intendeva impegnare risulta presso che dimezzata. Sono richiesti rigorosi monitoraggi a controllo dell'inquinamento delle acque ed acustico. Si impone, a lavoro finito, la ricostituzione della spiaggia con sabbia doc. La deliberazione della Commissione deve ora ottenere l'avallo della Giunta regionale che si attende per la prossima settimana. Impensabile un rovesciamento delle posizioni, al massimo l'aggiunta di qualche altra "raccomandazione".

 

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