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Archivio News

27/01/2005 - Anche oggi marea sostenuta: alle 11 previsti 85 centimetri

Tratto da "Il Gazzettino" del 27 gennaio 2005 - pag. VI

Acqua alta per il secondo giorno consecutivo. Ieri mattina la marea è salita fino a quota 99 centimetri sul medio mare, invadendo le parti più basse della città (il 3,5 per cento del suolo cittadino), prima fra tutte piazza San Marco, coperta da circa 15 centimetri di acqua.
L'acqua alta ha raggiunto il massimo livello attorno alle 10.15: secondo il Centro maree del Comune, il fenomeno dovrebbe ripetersi anche questa mattina, attorno alle 11.10, con una massima un po' meno sostenuta, prevista in 85 centimetri. Per questo motivo il Comune ha deciso di revocare la sospensione del servizio di passerelle deciso fino al 10 febbraio in occasione del Carnevale per evitare ostacoli alla circolazione per le calli: le passerelle vengono regolarmente posizionate.
Il Centro maree spiega che a provocare l'acqua alta di questi giorni è un'area ciclonica centrata sull'Italia centro-meridionale che continua a convogliare venti freddi da Nord-est su Venezia, in coincidenza con una fase sizigia per il plenilunio e con un abbassamento della pressione che, nell'arco di 24 ore, è passata da 1006.8 a 1002.1 hPa.
Già alle 8 di ieri mattina la marea aveva raggiunto i 45 centimetri a fronte di una punta massima astronomica di 58 centimetri attesa per le 10.

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27/01/2005 - Straordinaria manutenzione da rifare

Tratto da "Il Gazzettino" del 27 gennaio 2005 - pag. VI

Le tecniche dei nostri "veci", per quanto sorpassate ai nostri giorni, si stanno rivelando col tempo le migliori.
Basta vedere la durata del ponte degli Scalzi, le cui colonnine, balaustre e pavimentazione sono stati oggetto di straordinaria manutenzione negli anni 1999/2000 ed oggi sono già da risistemare.
Qualche tempo fa, a seguito alla caduta di una colonnina dalla balaustra del Ponte degli Scalzi, il Comune ha incaricato l'architetto Roberto Benvenuti di effettuare un immediato monitoraggio per verificare più complessivamente lo stato delle strutture. È così emersa una situazione abbastanza diffusa di fessurazioni sulla maggior parte delle colonnine, in particolare dove tali elementi raggiungono la sezione trasversale minima: risultavano infatti integre solo le colonnine delle rampe laterali che non sono direttamente interessate dall'arco.
Ma il bello non finisce qui: altre fessurazioni sono state riscontrate sulla pavimentazione di alcuni pianerottoli sia verso la Fondamenta S. Lucia che verso la Fondamenta di S. Simeon Piccolo. «Solo quattro anni fa - afferma Benvenuti - la Società Insula aveva sostituito l'originaria pavimentazione in asfalto con lastre di trachite. I due ripiani dove sono comparsi fenomeni di fessurazione sono quelli che possiedono il minor spessore di sottofondo presente tra la struttura principale dei conci in pietra costituenti l'arco e la pavimentazione del piano di calpestio». Oggetto di stress da sollecitazioni sono anche le colonnine e la balaustra, al cui interno del corrimano in pietra corre un tubo d'acciaio dove è alloggiato il gas in pressione dell'Italgas.
Per sistemare il tutto Comune e Soprintendenza hanno deciso di effettuare una sperimentazione. Si inizia da una colonnina della balaustra con un primo intervento di recupero per verificarne la fattibilità economica e operativa: verranno inseriti aghi d'acciaio inox con resina epossica, quindi verrà tagliato il perno metallico di collegamento con la struttura sottostante e realizzata una nuova superficie di collegamento con piombo fuso per ridurre la rigezza della struttura complessiva. Quanto alla pavimentazione dei pianerottoli si stanno studiando le tecniche più idonee per evitare fessurazioni (giunti elestici sulla pavimentazione in lastre di trachite e/o sostituzione con asfalto sintetico mediante resine caricate con inierti del medesimo colore della trachite). L'intervento, ottenuto il placet della Soprintendenza, sarà realizzato contemporaneamente ai lavori sulle balaustre.
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27/01/2005 - Procura di Venezia e rottami ferrosi

Tratto da "Il Gazzettino" del 27 gennaio 2005 - pag. IX

La Procura di Venezia non si smuove: i rottami ferrosi sono giuridicamente rifiuti e come tali devono essere trattati. Non importa se questi hanno un valore economico rilevante e sono acquistati alla stregua di una materia prima. Punto e basta.
Il sequestro avvenuto l'altroieri al porto, 6.150 tonnellate di rottami scaricati da una nave russa, è stato eseguito d'iniziativa della Capitaneria di porto e aveva carattere preventivo. Ieri, il sostituto procuratore Stefano Buccini ha convalidato il provvedimento d'urgenza della Capitaneria e, con tutta probabilità, chiederà al giudice per le indagini preliminari l'emissione di una misura definitiva. Questo comportamento non deve sorprendere, in quanto ribadisce quello che il Procuratore capo aveva già detto qualche mese fa: niente rottami ferrosi a Venezia, pena il sequestro del carico. Secondo i magistrati veneziani, la norma che in questo campo è prevalente è la direttiva dell'Unione europea in materia di rifiuti, fonte sovraordinata rispetto alla legge nazionale. Anche la direttiva non era chiara, pertanto si è dovuta attendere una recente sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea per avere un'interpretazione autentica. «Secondo quest'organo - ha spiegato il dottor Buccini - è rifiuto anche il sottoprodotto di una lavorazione industriale nel momento in cui esso non è immediatamente impiegato nel medesimo ciclo produttivo». In altre parole, lo scarto di lavorazione siderurgica, se viene fuso nuovamente nello stesso stabilimento è considerato un semilavorato, ma se è venduto ad altre imprese diventa rifiuto con tutte le conseguenze che ne derivano. Per la Procura, insomma, poco importa che la legge 308 del 2004 consenta il trasporto di questo tipo di materiali purché nel rispetto di certi requisiti. Per la Procura, la legge italiana non è conforme al diritto europeo e, secondo un orientamento generale, in caso di contrasto tra le due normative si applica sempre quella comunitaria. E cosa deve fare chi opera da anni in questo settore? Se non interverranno novità dal punto di vista legislativo, molto probabilmente dovranno attrezzarsi per il trattamento dei rifiuti, gestendo i semilavorato con le stesse procedure previste per i rifiuti, con i costi aggiuntivi che ne conseguono. Oppure, e pare sia la scelta compiuta dalla maggioranza degli operatori, servirsi di porti esterni alla competenza territoriale veneziana.
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27/01/2005 - Rottami ferrosi, lunedì i Tir bloccano la città

Tratto da "Il Gazzettino" del 27 gennaio 2005 - pag. IX

«Schiacciati da un conflitto fra poteri dello Stato». Giorgio Lorenzato, rappresentante delle imprese portuali veneziane, ha scritto un lungo documento nel quale ricostruisce tutta la vicenda dei rottami ferrosi, merce di cui Venezia deteneva l'80\% della quota di mercato italiana e che ora rischia di perdere, mandando in rovina decine di imprese e centinaia di lavoratori. «Dopo l'entrata in vigore della legge 308, in linea con le normative europee e garante delle caratteristiche del rottame come materia prima - pronto forno - ricorda Lorenzato, - abbiamo comunicato alla Capitaneria l'arrivo di una nave con carico di proler e, su richiesta dell'Autorità Marittima, ispirata dalla Procura, abbiamo presentato tutti i documenti previsti dalla legge 308». Finito lo sbarco della nave, tre agenti della Capitaneria si sono presentati per sequestrare il carico «perché mancava un documento. Lo spedizioniere dimostrava che il documento era stato regolarmente inoltrato. A questo punto il superiore in grado contattava la Procura che, di fronte all'evidenza, mutava atteggiamento e dichiarava, in modo estemporaneo ed originale rispetto a quanto concordato nei giorni precedenti, che la legge 308 non era più applicabile, era invece applicabile la sentenza della Corte di Giustizia Europea dell'11 nov. 2004 che riportava il rottame di ferro nell'ambito dei rifiuti».
Lunedì prossimo, 31 gennaio, i Tir degli autotrasportatori pesantemente colpiti dal blocco delle navi che portano rottami ferrosi, paralizzeranno mezza città e pure il porto. Una cinquantina di camion partirà alle 8.30 da Marghera e, in fila indiana nonché a passo di lumaca, arriverà fino a San Giuliano, passando per il porto. È facile immaginare che i disagi per la viabilità saranno molto pesanti. «Non abbiamo alternative - commentano i vertici della Fai veneta (Federazione italiana autotrasportatori) assieme agli altri componenti del Comitato di crisi - Rinunciare allo sbarco di rottame ferroso, quando ciò è consentito in altri porti italiani, è inaccettabile».
Per Lorenzato solo nella crisi precedente, ossia quando la Procura di Venezia aveva ordinato alla Capitaneria di porto di bloccare le navi da ottobre 2003 ad aprile 2004, sono state 400 mila le tonnellate di merce perdute dal porto di Venezia, «minando pesantemente l'immagine dello scalo, con danni economici diretti per 3 milioni d'euro ed indiretti per almeno altri 10. Ora, con il nuovo fermo, siamo senza queste merci già da due mesi».
«A questo punto se neppure le raccomandazioni del Ministro Matteoli sono servite per fare chiarezza sui materiali ferrosi, se neppure una legge dello Stato è servita per allineare il nostro Porto agli altri scali nazionali, non so più cosa pensare - è intervenuto il presidente dell'Autorità portuale Giancarlo Zacchello: - Sono fermamente solidale con gli operatori del Porto di Venezia e con tutti i soggetti che lavorano in questo ambito. L'autorità Portuale ha sempre sostenuto, e continuerà a farlo, gli operatori in questa partita, ed è perciò pronta a sensibilizzare l'opinione pubblica».
Nella vicenda l'unica voce contrastante - che sostiene quella della Procura della Repubblica - viene dal Wwf secondo il quale «la Procura ha applicato la normativa, ed è invece sbagliata la posizione del ministero dell'Ambiente» e cita le contro osservazioni del magistrato Gianfranco Amendola alla circolare del ministero dell'Ambiente che qualche giorno fa diceva alle Capitanerie di applicare la nuova legge italiana appena varata. «Le Direttive Europee sui rifiuti ed il relativo regolamento sul trasporti di questi, costituiscono la legge che l'Unione Europea ha formulato per tutelare i propri cittadini e la loro salute, ed esprimono in modo chiaro le proprie finalità e non lasciando spazio ad interpretazioni. Il ministero dell'Ambiente ha ragione solo quando afferma la necessità della certezza del diritto, ma è proprio lui con atti simili a seminare incertezza».
News correlata a: [ Rifiuti ]

 

27/01/2005 - Presentati sei nuovi furgoni a basso impatto ambientale

Tratto da "Il Gazzettino" del 27 gennaio 2005 - pag. IX

Sono stati presentati ieri nella sede di Vesta sei nuovi mezzi furgoni Daily Iveco non pesanti, che opereranno nel centro città e data la loro caratteristica di funzionare a metano saranno a bassissimo impatto ambientale. L'operazione rinnovo entro fine 2005 dovrebbe interessare anche parte dei veicoli pesanti. Parallelamente Vesta sta studiando altri tipi di vettori a basso impatto e quindi tra breve potrebbero entrare a far parte della scuderia circolante anche mezzi a biodiesel o a Gecal. Per ora solo quattro sarano attivi: si tratta di due furgoni di supporto allo spazzamento, uno di raccolta della frazione organica e uno per la raccolta dei Rup, ovvero i rifiuti urbani pericolosi come batterie e farmaci scaduti. Gli altri due mezzi, un furgone per la raccolta dei materiali ingombranti e uno per i servizi di verde pubblico sono ancora in fase di allestimento. Il costo totale dell'operazione s'aggira sui 150 mila euro ed è stato in parte finanziato con i fondi del "Progetto Metano", il progetto nazionale che prevede aiuti per la riconversione dei mezzi vecchi con altri nuovi e a basso impatto. "Rispetto un normale motore diesel questi nuovi furgoni abbattono le emissioni di quasi il 90\% - spiegano i responsabili Angelo Pettenò e Mirko Mazzon - L'autonomia di ogni mezzo è di circa 200 chilometri".
News correlata a: [ Inquinamento ]

 

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