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Autore: ENZO PEDROCCO

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10/07/2007 - Parco laguna? Meglio l'ecomuseo

Tratto da "Il Gazzettino" del 10/07/2007

«Il Parco nazionale della laguna è uno strumento ormai obsoleto, la nuova frontiera è l'Ecomuseo». È quanto afferma Francesco Piccolo, segretario provinciale e consigliere regionale dell'Udc, primo firmatario di un progetto di legge regionale per l'istituzione, appunto, dell'Ecomuseo. «La tanto pubblicizzata proposta dei parlamentari dei Verdi e di Rifondazione per il Parco della laguna rischia di essere controproducente agli interessi della città e del territorio lagunare - dice Piccolo - Società civile, operatori commerciali, operatori agricoli, pescatori, cacciatori pongono un problema serio: è percorribile l'istituzione di un parco nella laguna di Venezia senza alterare l'equilibrio socio-economico-ambientale? Pare proprio di no. Per l'Udc, infatti, tale scelta sembra ormai essere superata». L'Ecomuseo, invece, sarebbe «uno strumento strategico per la gestione di territori con rilevanza culturale e ambientale proprio per la sua flessibilità». Bene dunque ha fatto la Regione, per Piccolo, a mettere in stand-by il Parco della Laguna, «evitando di compiere il grave errore commesso dal Comune di Venezia che ha istituito con la precedente amministrazione un parco che è costato quasi 500 mila euro sperperando risorse pubbliche senza conseguire nessun risultato e contro il consenso della popolazione».


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08/07/2007 - Un concorso di idee per il Parco della laguna

Tratto da "Il Gazzettino" del 08/07/2007

Venezia
Un'idea nata per caso e poi realizzata. La Rivista di architettura e urbanistica 2G (direttrice Monica Gili), in occasione del suo decennale, ha voluto promuovere e organizzare un concorso internazionale di idee "Parco della Laguna di Venezia", aperto a studenti ed architetti fino ai 40 anni. La presentazione, con il coordinamento di Sandro Bisà, è avvenuta nell'Aula Magna dell'Iuav alla presenza del Rettore Carlo Magnani che ha accolto l'iniziativa con entusiasmo, dell'onorevole Paolo Cacciar: «c'è un ritardo storico da recuperare. Il paesaggio e le risorse lagunari sono disconosciute eppure sono di valore universale» ha detto Cacciari. L'assessore all'ambiente Pierantonio Belcaro, esprimendo il suo apprezzamento per il progetto, ha ricordato gli interventi di recente realizzati. Si tratta di recuperare la laguna come sistema metropolitano complesso, attraverso la decentralizzazione di funzioni e usi, e in completa integrazione con il contesto naturale, ha evidenziato Renato Bocchi, direttore Dpa/Iuav. Il concorso in collaborazione con Santa@Cole (presidente Giovanni Cutolo) e l'Università Iuav, con l'Osservatorio naturalistico del Comune di Venezia e l'Istituzione Parco della Laguna Nord, propone una riflessione sulla città contemporanea attraverso la progettazione del paesaggio e dello spazio pubblico, rispondendo alle esigenze del turismo, ma anche degli abitanti, per una convivenza più equilibrata. Nel pomeriggio si è tenuto un convegno internazionale sul tema "Dialoghi fra architettura e paesaggio" coordinato da Renato Bocchi con la presenza di architetti e artisti di fama internazionale tra i quali l'italiano Francesco Careri.
Maria Teresa Secondi


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06/07/2007 - Parere favorevole alla Sublagunare

Tratto da "Il Gazzettino" del 06/07/2007

Parere favorevole con prescrizioni. Il "sì" alla sublaguna è arrivato l'altra mattina dalla commissione regionale Via (valutazione di impatto ambientale) ma è subordinato al rispetto di non poche richieste. Due pagine fitte di osservazioni - troppe e troppo dettagliate, a detta della Provincia che per questo motivo non ha votato - che dovranno essere rispettate. E obblighi che dovranno essere assolti ancor prima di andare avanti con il progetto. Ad esempio: prima di arrivare al progetto definitivo dovranno essere fatte nuove perforazioni e sui campioni dovranno essere eseguite prove geotecniche per caratterizzare i materiali. Non solo: serviranno indagini sulle falde e pure sulla presenza di eventuali sacche di metano lungo il tracciato della galleria che dovrà essere scavata.
Quando, poi, si arriverà al progetto definitivo della sublaguna re, gli elaborati dovranno contenere uno studio di impatto archeologico, una relazione paesaggistica, un progetto di monitoraggio ambientale, ovviamente un dettagliatissimo piano di cantierizzazione che tenga conto dei rumori, delle vibrazioni, degli scarichi e dei sistemi di pulizia, oltre a un piano per la gestione dei materiali di scavo. Ma prima di arrivare a descrivere come saranno organizzati i cantieri, servirà uno specifico studio per localizzare il tracciato della sublaguna re, soprattutto nell'area esterna all'aeroporto di Tessera che è classificata di interesse paesistico dal Palav (il Piano della laguna ). E bisognerà localizzare anche una seconda uscita di sicurezza dopo la stazione del terminal di Tessera, all'esterno della barena. Le due pagine di prescrizioni dettate dalla commissione regionale Via non resteranno nero su bianco: il progetto definitivo della sublaguna re sarà infatti soggetto a «verifica di ottemperanza».
(al.va.)


 

02/07/2007 - Turismo "mordi e fuggi", il trionfo del degrado

Tratto da "Il Gazzettino" del 02/07/2007

"Sindrome da turista mordi e fuggi". Basta passeggiare in riva degli Schiavoni per un'oretta, a partire dalle 18.30, per rendersi conto dello stato d'avanzamento di questa temibile malattia che si sta impadronendo d'ampie aree della città. Ormai non si può neppure parlare della presenza di "gruppi" di turisti, ma di veri e propri "greggi": migliaia di "capi" vengono, infatti, raccolti nella zona di fronte alla caserma Cornoldi in modo piuttosto scomposto e disordinato per essere "stivati" in decine d'imbarcazioni turistiche dalle più svariate dimensioni che affollano il bacino di San Marco in quel momento: battelli gran turismo , motoscafi, piccoli yacht, catamarani, si accalcano in modo caotico nelle vicinanze della riva e con le sirene spiegate cercano di farsi strada per raggiungere gli approdi. Si assistono, così, alle più spericolate manovre nella speranza di trovare lo spazio necessario per attraccarsi senza incocciare contro la prua o la poppa delle barche più vicine. La riva viene presa d'assalto simultaneamente dal mare e via terra; un assedio che in certi momenti rischia di sfociare in una vera guerra tutti contro tutti: turisti indisciplinati vengono rimproverati dal personale degli scafi perché cercano d'imbarcarsi nei battelli sbagliati; per risposta i foresti, stanchi di stare ad aspettare appiccicati l'uno all'altro, borbottano ed imprecano nelle più svariate lingue contro di loro; nel caos che regna sovrano, guide ed accompagnatori turistici se la prendono con gli uni e con gli altri. Centinaia di persone si ritrovano ammassate nei pontili e nelle passerelle che li collegano alla riva. Ad un certo punto, si teme che la calca possa degenerare e per motivi di sicurezza gli addetti ai lavori ordinano un improvviso dietrofront e i greggi sono costretti a guadagnare nuovamente la riva. Cappellini, fiori, ombrelli, palette ed altri svariati oggetti vengono alzati al cielo da guide ed accompagnatori per indirizzare i gruppi ai rispettivi battelli: chi non vede il segnale rischia di restare a terra o entrare nell'imbarcazione sbagliata ritrovandosi chissà dove. A volte tutto ciò non basta; così, una guida disperata è costretta a salire sopra uno dei pochi contenitori di rifiuti (già stracolmo) presenti nella zona, sbandierando un berretto a destra e manca nella speranza di farsi vedere dal suo "gregge". L'imbarco dovrebbe svolgersi nel giro di qualche minuto, ma capita a qualche visitatore di aver "morso" troppo o di essere "fuggito" troppo rapidamente arrivando alla partenza stremato dal caldo o la fatica. Così un povero turista stramazza a terra improvvisamente facendo piombare nel panico gli addetti ai lavori. Mordi, fuggi e muori, servizio completo. Arriva in pochi minuti l'ambulanza e gli operatori del Suem, con tanto di defibrillatore, girano un po' spaesati alla ricerca del malcapitato, ma del turista moribondo non c'è più traccia. Miracolosamente rialzatosi, si è mescolato con il resto del gregge ed è già stato imbarcato. Il tutto si svolge in un'atmosfera surreale: i soliti e ben noti venditori abusivi concludono gli ultimi affari della giornata mentre alcuni turisti per ammazzare il tempo improvvisano una partitella di calcio con tanto di spettatori seduti ai lati del "campo"; altri, invece, decidono di concedersi un picnic in riva per gustarsi lo splendido tramonto. Sono quasi le 19.30, in pochi minuti la riva si svuota lasciando in ricordo ai veneziani la solita scia di rifiuti, scatole e scatolette termometro dell'uso sempre più consumistico della città. La sindrome del turista mordi e fuggi è pronta a riproporsi domani, stesso luogo, stessa ora. Localizzare il virus non è difficile; è trovare la cura che sembra, purtroppo, ancora impossibile.

Gianmarco Maggiolini


 

30/06/2007 - Venezia: crolla il numero chiuso per bar e ristoranti

Tratto da "Il Gazzettino" del 30/06/2007

Il numero chiuso per bar e ristoranti in centro storico crolla sotto i colpi del primo decreto Bersani del 1998, che fino a poco tempo fa si riteneva valesse solo per i negozi. Il Consiglio di Stato, però, ha dato un'interpretazione estensiva alla norma ritenendo che la liberalizzazione delle attività economiche in nome della concorrenza riguardi "senza dubbio" anche la somministrazione di alimenti e bevande. La vicenda in sè ha origine da un diniego del Comune alla domanda di apertura di un pubblico esercizio nelle immediate vicinanze di piazza San Marco presentata nel maggio 2001. I motivi addotti erano quelli tratti dalla regolamentazione locale, la quale stabilisce un contingentamento nel numero di bar e ristoranti per il centro storico e in particolare nel sestiere di San Marco, ma per i giudici amministrativi di secondo grado tutto ciò è superato dal decreto Bersani che in pratica "ha ritenuto non compatibile con i principi comunitari e con l'articolo 41 della Costituzione un sistema di contingentamento che si risolveva nella salvaguardia delle posizioni economiche costituite in determinate zone del territorio comunale, con evidente pregiudizio della libera iniziativa, della libertà del mercato e dell'interesse dei consumatori".
Cosa accadrà ora? In linea teorica, chiunque potrebbe chiedere allo Sportello Unico del Comune di aprire un'attività di pubblico esercizio senza che vi possano essere pregiudiziali al di fuori dei requisiti previsti dalla legge. In pratica, come riconosce anche l'avvocato Alfredo Bianchini che ha portato avanti la battaglia legale al Tar del Veneto e poi al Consiglio di Stato, l'esercizio del diritto in Italia è una missione difficile se non impossibile. Il Comune ha già fatto sapere che metterà i bastoni fra le ruote ad ogni nuova richiesta nel nome della salvaguardia della città, la quale in assenza di regole sarebbe ridotta ad un parco a tema più di quanto non lo sia già ora.
«È una sentenza dirompente - commenta l'assessore alle attività produttive Giuseppe Bortolussi - perché mette in evidenza un vuoto normativo che deve essere subito colmato. Il legislatore non può mettere sullo stesso piano le città storiche e turistiche con le altre, per il semplice fatto che nel giro di pochi mesi diventerebbero un unico grande bar e tutte le altre attività sparirebbero. Ci siamo dati appuntamento con i vari uffici comunali e l'avvocatura civica per mercoledì e vedremo intanto come riempire questi vuoti con regolamenti. Sarà una misura provvisoria, perché l'obiettivo è di far cambiare la legge aggiungendo un passaggio che faccia salva la potestà regolamentare per le amministrazioni di città di interesse turistico».
A chi presenterà nel frattempo nuove richieste di autorizzazione, Bortolussi promette istruttorie molto attente.
«Valuteremo con molta attenzione le domande - conclude l'assessore - e in nome dell'interesse superiore della città ci prenderemo la responsabilità di dire anche qualche no. Non importa se poi ci saranno impugnazioni, noi dobbiamo impedire che la città precipiti nel degrado».
Se già oggi certe zone di Venezia si sono riempite di bar e ristoranti, dove la domanda è più forte ci sarebbe da attendersi una corsa al fondo, che favorirebbe l'espulsione delle ultime attività per residenti e ovviamentee moltiplicherebbe le rendite già altissime dei proprietari.
D'altro canto, però, il numero chiuso a Venezia ha finora favorito molte attività nella città storica, in barba al principio della concorrenza. Pensiamo non solo a bar e ristoranti. Lo stesso vale anche per i taxi acquei e per i gondolieri, nonché sul trasporto merci contro terzi. L'Europa non è più disposta ad accettare il numero chiuso e la conseguente limitazione del rischio d'impresa.
«L'amministrazione comunale ha capito la gravità del problema - ha detto il presidente dell'Aepe Elio Dazzo - e le va dato atto di aver prestato attenzione al settore economico più importante della nostra città. La ricchezza turismo va regolamentata con norme che ne definiscano la sostenibilità e per questo l'Aepe intende mettere a disposizione la sua esperienza maturata in più di 60 anni di attività».
«La legge Bersani - ha aggiunto il segretario Ernesto Pancin - oggi ha allargato la sua influenza negativa anche alle nostre attività. Con un colpo di mano ci è stato levato il nostro tfr, cioè il valore delle nostre aziende e quindi non è stato premiato chi lavora ma si è favorita la rendita e quindi la proprietà degli immobili. Tutto ciò può essere contrastato con l'aiuto del Comune, al quale abbiamo chiesto un regolamento in tempi rapidissimi e una moratoria al rilascio di ulteriori licenze».

Michele Fullin


 

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