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Autore: ENZO PEDROCCO

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09/06/2006 - «Nessun progetto alternativo al Mose»

Tratto da "Il Gazzettino" del 09/06/2006

«Non è in discussione se l'opera si fa o no». Così ieri il ministro per le Infrastrutture, Antonio Di Pietro, dopo l'incontro con il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, svoltosi ieri a Roma per rivalutare il Mose per la protezione della laguna di Venezia. Di Pietro ha spiegato anche che ha già chiesto al premier, Romano Prodi, di indire una riunione straordinaria del Comitatone, e che comunque, nel frattempo, i cantieri vanno avanti. Anche perché è stato realizzato già il 25\% dell'opera (3,7 miliardi il costo complessivo previsto). E, sempre parlando di fondi, Di Pietro ha spiegato che anche per il Mose , come per altre opere, «non li abbiamo trovati. Bisognerà quindi rifinanziare la delibera del Cipe dello scorso maggio».Il ministro quindi non si è sbilanciato sulla valutazione dell'opera e se sarà il caso di portarla avanti o meno ,ma ha spiegato che allo stato «non ci sono progetti alternativi».L'ultima parola spetterà dunque al Comitatone che dovrà rispondere ai rilievi arrivati nei giorni scorsi anche dal Consiglio comunale veneziano. «Non posso che prendere atto della richiesta di una verifica arrivata da Cacciari - ha proseguito il ministro -. Noi siamo arrivati ora e prendiamo atto che il precedente governo ha utilizzato il meccanismo 'furbesco' del 'non rispondo'. Molte opere pubbliche sono state calate dall'alto. Invece bisogna confrontarsi. Insomma fare un'opera, come nel caso del Mose , è come tuffarsi a mare. Ormai l'hai deciso, non puoi tornare indietro. Bisogna vedere se cadi bene o prendi un paletto...».
«Ringrazio il ministro - ha detto ieri Cacciari - per l'attenzione con cui ha seguito la mia esposizione e per la cura con cui ha preso nota delle riserve, dei dubbi, delle perplessità che all'Amministrazione comunale e al Consiglio comunale sollevano vari aspetti sia delle procedure seguite per l'approvazione del progetto attualmente in opera alle bocche di porto, sia del suo impatto ambientale, della sua impostazione tecnica, delle sue conseguenze economiche. Il ministro Di Pietro si è detto d'accordo con l'Amministrazione comunale per avviare immediatamente un tavolo di verifica, che dovrà portare i suoi risultati al prossimo Comitato interministeriale».
Sull'incontro ha fortemente polemizzato il presidente della Giunta regionale e senatore di Forza Italia, Giancarlo Galan: «Invio un avviso a fare attenzione al ministro Di Pietro. Non si faccia ingannare dai Cacciari o dai Padoa Schioppa. Mi creda, i soldi per il Passante di Mestre e per il Mose ci sono. Non è questo il problema. Il problema è rappresentato dalle bugie di Cacciari, che non le dice tutto ciò che sa del Comitatone, di come cioè tutti i governi, compreso quello Berlusconi, abbiano sempre dato ascolto e ogni genere di sostegno alle richieste provenienti dal Comune di Venezia. Se qui c'è un furbetto, signor ministro, quel furbetto lei l'ha incontrato oggi».
E sempre a proposito di Comitatone, ieri Gennaro Marotta, capogruppo di Italia dei Valori in Consiglio provinciale, ha scritto al leader del suo partito, Di Pietro appunto, per appoggiare l'ingresso della Provincia nel Comitatone stesso. «Italia dei Valori - scrive Marotta - condivide in toto le motivazioni assunte dal Presidente Zoggia a base della richiesta e proprio le dinamiche tecnico-politiche attinenti decisioni e scelte strategiche per il territorio nel suo complesso si ritiene vadano condivise da tutti i livelli istituzionali. Per tali motivi appoggio e sostengo la richiesta del Presidente Zoggia... affinché la Provincia di Venezia possa sedere in via permanente al tavolo del "Comitatone"».

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08/06/2006 - Paolo Costa: «Caro Massimo, hai la memoria corta»

Tratto da "Il Gazzettino" del 08/06/2006

«Caro Massimo...». Formula di cortesia, ma toni decisi quelli di Paolo Costa, presidente della commissione trasporti e turismo del Parlamento europeo. E sul Mose è polemica tra l'ex sindaco e l'attuale. Una lettera aperta, quella del professore, indirizzata al filosofo per precisare, chiarire, rinfrescare la memoria. Come quando sottolinea con la matita blu quello che a suo dire è un errore ricorrente di Cacciari: che il progetto Mose attualmente in fase di realizzazione non avrebbe superato positivamente la valutazione di impatto ambientale. «Non è cosí - dice Costa - e non potrebbe essere altrimenti: nessuno avrebbe potuto nel caso autorizzare né la redazione del progetto esecutivo né l'avvio dei lavori».Poi un affondo: «Dovresti dunque ricordare - prosegue la lettera - di esser stato tu a chiedere come sindaco dell'epoca (Comitatone del 4 luglio 1995) che il progetto Mose venisse sottoposto alla valutazione di un gruppo di cinque esperti internazionali (gruppo al quale mi avevi chiesto originalmente di partecipare come membro italiano; sostituito dal professor Ignazio Musu quando venni chiamato a coprire l'incarico di Ministro dei Lavori Pubblici nel primo governo Prodi). Dovresti ricordare che i cinque esperti internazionali erano arrivati alla conclusione, consegnata a Prodi, che "il sistema delle barriere mobili (Mose ) è flessibile e robusto e sarà efficace per proteggere Venezia dall'acqua alta per un ampio spettro di scenari di aumento del livello del mare"».Costa rircorda ancora come la Commissione nazionale di valutazione di impatto ambientale avesse espresso un parere che aveva portato i ministri Ronchi e Melandri a emettere un decreto di valutazione di impatto ambientale sostanzialmente negativo, ma che poi quel decreto venne annullato dal Tar del Veneto senza che il governo Amato presentasse ricorso.Le precisazioni «per amore di verità» non finiscono qui. «Visto che ci sono - dice l'ex sindaco rivolto a Cacciari - ritorno anche su un altro punto anche questo, a mio avviso, richiamato sovente da te in modo sbagliato: che il mio voto in Comitatone del 3 aprile 2003 (via libera al progetto e ai lavori del Mose e contestuale accettazione degli "11 punti"richiesti dal Consiglio Comunale) avrebbe costituito una "forzatura" della delibera del Consiglio comunale».
«Anche qui - precisa Costa - la ricostruzione corretta dei fatti è un'altra. Il Comitatone è ovviamente il luogo nel quale si esercita per legge la "leale collaborazione" tra livelli di governo (nazionale, regionale e locale); non può quindi essere il luogo nel quale si "impone" la decisione del governo locale. Al Comitatone del 3 aprile 2003 lo Stato, appoggiato dalla Regione, si era presentato con una ipotesi di delibera di puro passaggio ai lavori del Mose , senza alcuna considerazione per le esigenze di riequilibrio morfologico della laguna, delle esigenze portuali, da salvaguardare con la conca di navigazione, e di interventi alla bocche per contrastare le acque alte minori: tutte esigenze messe in evidenza dalla delibera del Consiglio comunale. La decisione di compromesso fu trovata nell'integrare nel programma Mose gli 11 punti del Comune da portare avanti in parallelo. Questo per essere chiaro voleva dire che alcune delle proposte "ex-alternative", quelle capaci di difendere Venezia dalle acque alte minori, ma non dalle acque alte eccezionali, potevano e dovevano essere sperimentate e attuate in quanto capaci di ridurre il numero di impieghi delle barriere mobili - con acque alte modeste - e di rafforzarne gli effetti - con maree catastrofiche».
«Nessuna forzatura dunque - conclude Costa - ma "leale collaborazione" tra livelli di governo: uno dei pochi esempi di esercizio di quel "federalismo efficiente"che valorizza i punti di vista diversi da quello di Roma, ma senza cadere in veti incrociati paralizzanti. Un esercizio che chi come te ha dedicato tanta energia a sostenere un'impostazione federale del governo della cosa pubblica dovrebbe aver interesse a salvaguardare».

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06/06/2006 - Mose in "revisione", parte la richiesta a Prodi

Tratto da "Il Gazzettino" del 06/06/2006

Il sindaco, Massimo Cacciari, ha spuntato la fiducia sul Mose , ma è stato accusato da Sebastiano Bonzio di Rifondazione di essere stato sfiduciato dal consiglio comunale. Nel paradosso stanno tutte le possibili interpretazioni alternative dell'ordine del giorno sulla salvaguardia approvato ieri sera a larga maggioranza dal consiglio comunale, dal quale le paroline magiche "revisione del progetto alle bocche di porto", giudicate per settimane irrinunciabili dal sindaco, sono scomparse.
Al loro posto, esattamente questa dizione: «Porre in essere una immediata verifica degli interventi alle bocche di porto in corso di esecuzione e di quanto emerso nella riunione del Comitatone del 3 aprile 2003 (sì al Mose grazie all'accettazione degli 11 punti,ndr) al fine di realizzare compiutamente la visione sistemica delle politiche di salvaguardia, privilegiando le relative opere...».
Per Bonzio, «concetto più debole», «parole vaghe», tali da giustificare l'accusa di sfiducia al sindaco. Per Cacciari, invece, «parole chiarissime». Il giudizio del sindaco va letto tenendo conto della sua relazione introduttiva fatta in apertura di seduta del consiglio, e poi diventata parte integrante dell'ordine del giorno con un esplicito richiamo.
Cacciari ha fatto un po' di cronistoria per demolire il Mose , ricordando che la Valutazione di impatto ambientale sull'intervento richiesta all'unanimità dal consiglio comunale nel '95 doveva essere «preliminare» e «condizione indispensabile» alla prosecuzione del progetto, che la legge imponeva le caratteristiche di sperimentalità e reversibilità dell'intervento, che nel '97 il consiglio comunale aveva bocciato lo studio di impatto ambientale, e che nel '98 la Commissione nazionale Via aveva fatto altrettanto, anche se poi il relativo decreto era stato annullato dal Tar per ragioni meramente formali, tanto che ancora nel 2005 la Commissione europea, nell'aprire una procedura di infrazione contro l'Italia per le violazioni alle norme comunitarie provocate dai cantieri del Mose , vi aveva fatto riferimento.
«Nessuno può mettere in dubbio che le opere hanno un grande impatto ambientale, basta andare al Lido e vedere», ha aggiunto Cacciari, ricordando poi che gli 11 punti imposti dal consiglio comunale nel 2003 per trasformare in sì il no al Mose «dovevano essere del tutto logicamente propedeutici all'avvio delle opere», e che centrale era la loro sperimentazione, ovviamente da farsi "prima" dell'intervento, pena «essere una barzelletta». Insomma, ha accusato Cacciari, «il Comitatone ha stravolto il deliberato».
Con queste premesse, la richiesta di "verifica" assume un significato più chiaro, anche se nessuno ha parlato esplicitamente di fermare il Mose . «Non si tratta di bloccare niente, ma anzi di far fare le sperimentazioni», ha sostenuto Cacciari, che però significano rialzo dei fondali, opere trasversali fisse o removibili, riassetto morfologico della laguna, prolungamento dei moli foranei. «Si faccia la sperimentazione nel corpo vivo della laguna e si dimostrerà che il Mose non serve», ha tradotto Gianfranco Bettin (Verdi), garantendo che i Verdi non resteranno nel Governo nazionale «se il Mose non verrà smontato pezzo per pezzo».
«Andrò in Comitatone chiedendo di verificare sperimentalmente queste cose, per un periodo che ci permetta davvero la verifica, che non può essere fatta a ferragosto», ha concluso Cacciari, ricordando che sono stati presentati progetti «più semplici, meno costosi e meno onerosi per la riduzione delle maree, più reversibili, e realizzabili in metà tempo». Cacciari ha chiesto «un'autentica verifica», «un'autentica sperimentazione», invitando «a procedere a quelle opere che siano compatibili con qualsiasi scenario che debba emergere dalla verifica».
A dire che il re è nudo ci ha pensato Felice Casson, che ha subordinato il suo voto sull'ordine del giorno a una lettura autentica del passaggio (quello che abbiamo citato) che parla di realizzare compiutamente la visione sistemica delle politiche di salvaguardia. «Dentro c'è il Mose »?, ha chiesto Casson, e il capogruppo dei Ds, Michele Mognato, nel presentare l'ordine del giorno ha garantito che il concetto significa «riassetto morfologico, riequilibrio idraulico, disinquinamento, mantenimento dei beni della città», ricordando che la discussione avvenuta negli ultimi mesi ha dimostrato «che vi sono progetti alternativi compatibili con le opere fin qui realizzate». Insomma, non si butterebbe via niente.
Qualche margheritino filocostiano ha cominciato ad avere qualche male di pancia, ma è stato zittito da Tiziano Treu. «Garantisco l'adesione della Margherita al documento presentato da Mognato - ha detto il senatore - di cui condivido il commento, a riprova del lavoro di convergenza vera. Il documento va letto nella sua integrità - ha aggiunto - senza forzature o libere interpretazioni per una autentica verifica».

A tarda serata, dopo un lunghissimo dibattito, il documento (preparato in pratica da Mognato e da Piero Rosa Salva), ha ottenuto 36 sì e 9 no (le opposizioni più Bonzio e Saetta dell'Udeur). Bocciato un ordine del giorno alternativo di Bonzio (moratoria dei lavori) con voto speculare (astenuti, però, Bettin e Franco Conte del Gruppo Misto).
Silvio Testa

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04/06/2006 - L'edizione 2006 della Vogalonga ...

Tratto da "Il Gazzettino" del 04/06/2006

L'edizione 2006 della Vogalonga registra dopo tanti anni una novità. Non è proposta dal Comitato organizzatore, ma dal Magistrato alle Acque, che ha disposto un assoluto divieto di transito per tutte le barche a motore nei canali lagunari interessati dal passaggio della maratona remiera. «Comprese quelle - ha specificato nella sua ordinanza la presidente, Maria Giovanna Piva - che effettuano servizio di trasporto pubblico non di linea». Una sottolineatura tutt'altro che ridondante, dato che sono sempre stati soprattutto taxi e lancioni a forzare le disposizioni, soprattutto nel canale che porta all'aeroporto, col risultato di trasformare per molti la parte finale della Vogalonga in un piccolo calvario del remo.
È un fatto soprattutto simbolico, e sappiamo tutti quanto contino i simboli nelle battaglie, anche se dopo 32 edizioni di Vogalonga, nata proprio per rilanciare la cultura del remo contro l'abuso del motore, dopo imprecisate centinaia di proclami da parte del Comune, dopo 5 anni di commissariamento della laguna contro l'emergenza traffico acqueo, si può dire che la guerra sia persa.
La Vogalonga offre annualmente uno spunto di riflessione, ma che dire che non sia già stato detto in 32 anni? Ci proviamo: l'assessore Augusto Salvadori è stato eletto garantendo che in sette giorni avrebbe stroncato il moto ondoso, ma è passato un anno e finora si è vista soprattutto la sua straordinaria capacità di organizzare manifestazioni che altri, quelli che invece gliele riempiono di gente, dovrebbero fare contro chi come lui ha potere e responsabilità. Coordinamento delle remiere e gondolieri sono impagabili: fianco a fianco col Comune e coi tassisti a protestare contro il moto ondoso!
Il vicesindaco, Michele Vianello, tesse teli di Penelope, col risultato che ormai più nessuno è in grado di dire se in un certo posto e a una certa ora sia in regola o meno con la sua barca. Mirabolanti tecnologie - telecamere a inseguimento, Gps, microchip, sensori - vengono annunciate e dimenticate, i prototipi per il trasporto merci, presentati in pompa magna e pagati fior di quattrini della collettività, giacciono in abbandono, si confonde la lotta al moto ondoso con la gestione del traffico e la guerra all'abusivismo, che interessano di più alle categorie che per converso non hanno mai dato il benché minimo segnale di vera collaborazione.
Per carità, il tema della sostenibilità complessiva di un mostruoso volume di traffico è centrale, è ovvio, ma appunto perché tutto è troppo, in attesa di provvedimenti strutturali ci vorrebbe una durissima repressione, per costringere tutti all'unico comportamento tollerabile: andare piano. Il quadro è invece desolante, e soprattutto è inequivocabilmente peggiorato di anno in anno. Parliamo della città, perché la laguna dove oggi passerà la Vogalonga è ormai terra di nessuno, e su questo fronte possiamo darla per persa. I danni ambientali del moto ondoso sono incalcolabili, fare una gita con una barca a remi o con una vela al terzo è diventato un'impresa pericolosa.
E il sindaco? Massimo Cacciari si è cimentato scamiciato in qualche demagogica esibizione remiera, ma nella sostanza del moto ondoso non si è occupato granché, e ha delegato tutto al vicesindaco, che adotta pannicelli caldi e non accetta, oppure rimanda alle calende greche, la revisione delle stazze e dei materiali delle barche, la riduzione delle misure di accesso ai canali, il depotenziamento dei motori, il collegamento acqueo pubblico con l'aeroporto, l'introduzione delle targhe alterne anche a Venezia, l'aumento esponenziale della Cosap per le barche non tradizionali, l'introduzione di minitaxi o "taxi a remi".
Nessuno nega che affrontare il moto ondoso sia un compito titanico: il fenomeno, infatti, altro non è che la febbre di una città ammalata di turismo, soffocata da 15 milioni di arrivi all'anno che chiedono mobilità, alimenti, merci, ospitalità, producono rifiuti , innescano un indotto incommensurabile. Affrontare il solo moto ondoso è come dare una tachipirina a un ammalato di tumore, ma anche sul fronte del governo o della limitazione del turismo il Palazzo latita. Se ne parla da anni, da quando (seconda metà anni '70) il sindaco, Mario Rigo, propose il numero chiuso, ma siamo ancora punto a capo.
Con autolesionismo schizofrenico, però, si gonfiano sempre di più Carnevali, Pasque, Ponti del 1. maggio, Redentori, Regate Storiche, concerti in Piazza, Torri degli Orologi e quant'altro, insomma, sia utile a richiamare sempre più e più e più turisti. Anche la Vogalonga, così "alta" quest'anno, ha puntato al ponte di Pentecoste, per far venire più francesi e tedeschi, che la festeggiano, e il cerchio si chiude: anche l'ultima manifestazione nata per la città è stata fagocitata dal turismo. Ma non accusiamo il destino cinico e baro: ognuno in realtà si sceglie il suo.

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01/06/2006 - Tariffe Actv troppo salate. Sale la protesta dei turisti e degli operatori

Tratto da "Il Gazzettino" del 01/06/2006

Scatta la protesta dei turisti che da Punta Sabbioni raggiungono Venezia attraverso i mezzi pubblici. Motivo il costo dei biglietti Actv ritenuto troppo elevato.
Un famiglia di cinque persone per fare una visita a Venezia deve infatti spendere almeno 60 euro di trasporto pubblico, vale a dire le vecchie 120 mila lire. Per attraversare la laguna, partendo da Punta Sabbioni, un turista deve infatti spendere dieci euro se acquista un biglietto valido sessanta minuti, dodici euro invece se acquista un biglietto valido per 24 ore a partire dall'obliterazione.Dai nostri ospiti abbiamo ricevuto diverse lamentele - hanno riferito alcuni operatori turistici che evidentemente ascoltano quotidianamente i commenti dei turisti - per quanto riguarda il costo di biglietti dell'Actv. Sono delle tariffe ritenute troppo alte se confrontare alla qualità dei mezzi pubblici di altre capitali europee, altissime se paragonate ai prezzi dei traghetti della Croazia o della Grecia. Prezzi alti se consideriamo alla qualità e al decoro che viene offerto.E della situazione s'interesserà in prima persona il vice sindaco e assessore al Turismo Roberta Nesto, che proporrà un'attenta verifica. Del resto il Comune già lo sorso inverno era scrupolosamente intervenuto per impedire degli aumenti alle tariffe riservate ai residenti.La situazione è diversa - spiega il vice sindaco - i pendolari usano i mezzi pubblici quotidianamente e per tanto vengono avvantaggiati. E' vero che le tariffe sono alte, ma come lo sono i costi. Va detto che inoltre che per i nostri ospiti, esistono anche delle offerte convenienti, come i biglietti che consentono di viaggiare per tre giorni a partire dalla loro obliterazione.
Giuseppe Babbo

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