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Archivio News

23/10/2006 - Nel 2010 Venezia avrà meno di 60mila abitanti

Tratto da “Il Gazzettino” del 23/10/2006

Settecentosessanta nove in meno. Tra il 31 dicembre scorso e il 30 settembre di quest'anno, il comune di Venezia ha perso un bel po' di residenti, confermando la tendenza al calo. Calo che dura ormai dal lontano 1969; nel '68 si arrivò al massimo storico di 367.832 unità. A fine settembre, in base ai dati del Servizio Statistica e Ricerca di Ca'Farsetti, gli abitanti del capoluogo sono scesi sotto le 269mi1a unità.
Da quando il Cavallino è diventato comune autonomo, nel 1999, a Venezia si sono perduti più di ottomila residenti.
La diminuzione della popolazione ha colpito soprattutto centro storico ed estuario. La terraferma invece ha sostanzialmente mantenuto i propri residenti: grazie all'incremento di popolazione in alcuni quartieri, che ha compensato il forte calo di Mestre centro. Grazie anche al forte incremento dei cittadini stranieri iscritti all'anagrafe. Il numero di stranieri residenti è aumentato anche in centro storico e nell'estuario, ma non è bastato a compensare la perdita di resi- denti "nostrani". A1 30 settembre, nel centro storico c'erano 61.901 persone, 30.749 nell'estuario. All'inizio dell'anno si era a quota 62.296 (meno 395 in 9 mesi) nella città storica, 31.03S (meno 286) nell'estuario. Si tratta del minimo storico del dopoguerra: nel 1951 a Venezia abitavano ufficialmente 174.808 persone, nell'estuario 44.037.
I quasi 62mila residenti del centro storico sono, in base ai dati aggiornati quotidianamente dal Servizio Statistica e Ricerca comunale, prevalentemente donne: 33.311, contro 28.590 maschi. San Marco- Castello la zona più abitata, con 37.340 residenti ufficiali. Ma è anche la zona che ha perduto più abitanti: meno 344 dall'inizio dell'anno.
Dorsoduro e Giudecca (24.561 residenti) hanno contribuito solo con 51 unità al calo della popolazione. Crescono gli stranieri: 3.236 quelli regolari a fine settembre, 152 in più in nove mesi. Per quanto riguarda l'età, ben 21.300 residenti sono tra i 41 e i 64 anni, seguiti da sessantacinquenni ed ultra, con 17.696 unità. Segue la classe d'età tra i 19 e i 40 anni: 14.800, mentre tra zero e cinque anni ci sono 2.723 persone.
Insomma, Venezia è una città di anziani: lo conferma l'alto numero di vedovi e vedove, 6.700 in totale; per la gran maggioranza (5.717) sono donne. Numerosi i divorziati e divorziate: ben 1.778. Anche in questo caso, sono più numerose le donne: 1.082, contro 696 maschi. Il totale delle famiglie del centro storico è, al 30 settembre, di 31.629 unità: quasi la metà (15.053) è formata da un solo componente; un altro segnale, assieme all'elevato numero di anziani, della fragilità sociale della città storica. Rare le famiglie oltre i 5 componenti, soltanto 161.
Quanto alla composita realtà dell'estuario, a perdere abitanti è soprattutto il Lido, che al 30 settembre aveva 17.504 residenti, meno 158 da inizio anno. In calo anche Pellestrina, con 4.243 unità (meno 35), Murano (5.625, meno 67) e Burano-Torcello (3.377, meno 26). La popolazione femminile è in maggioranza, come nel centro storico: 16.219 le donne, 14.530 gli uomini.
Gli stranieri sono 779, appena 28 in più nei primi 9 mesi dell' anno; 590 i divorziati, dei quali 348 donne. Le vedove sono enormemente più numerose dei vedovi: 2.621 le prime, 485 i secondi, per un totale di 3.106. Quanto all'età, oltre la metà dei residenti ha più di 41 anni. Per l'esattezza, 10.512 sono tra i 41 e i 64, e 8.254 sono più anziani; sotto i 5 anni, 1.433 residenti. A fine settembre l'estuario contava su 13.584 nuclei familiari, dei quali "solo" 4.646 formati da una persona. Per due terzi (3.015), le famiglie monocomponente sono al Lido.
Fin qui le statistiche. In base alle previsioni elaborate dal Comune, nel 2010 il centro storico dovrebbe scendere sotto i 60mila residenti e l'estuario sotto i 30mila; ma c'è il rischio che la non rosea previsione possa avverarsi, di questo passo, con un anno d'anticipo.
Roberto Brugnoli

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21/10/2006 - Verso una sperimentazione? E chi paga? Il Mosé o la città?

Tratto da “Gente Veneta” del 21/10/06

Quella del Mose, oggi, ha tutta l'aria di essere una partita a scacchi. Giocata piú che dentro ai cantieri alle bocche di porto, dove i lavori procedono sui tavoli della politica. Per ché il confronto sulle dighe mobili, in vista del, prossimo Comitatone, oggi più che mai si nutre di mosse e contro mosse, non di natura prettamente tecnica.
E' vero che il passaggio ritenuto fondamentale da Ca' Farsetti, cioè dal sindaco e dal suo staff, è prima di tutto tecnico: da agosto infatti si chiede ai ministeri competenti di prendere in esame le duemila carte recapitate a Roma, con- tenenti le puntigliose descrizioni sul Mose e sulle opére alternative e di giungere a una valutazione sulla validità dei progetti. Ma poi la tecnica lascia il campo alla politica e alla mediazione.
Dopo i silenzi di questi due mesi e mezzo - interrotti solo dalle esternazioni del ministro Di Pietro che ritiene l’opera arrivata a un punto di non ritorno - in questi ultimi giorni qualcosa si sta muovéndo.
Il Comitatone ormai è dietro I'angolo, le date buone sono tra la fine di ottobre e i primi di novembre, e ora si punta a scongiurare il pericolo del "muro contro muro". Politicamente, infatti, c'è il rischio di una spaccatura pesante. ll sindaco Cacciari l’ha ribadito pin volte: se non si fa precedere la riunione interministeriale da un confronto tecnico sulle alternative; al Comitato- ne lui porterà un proprio ordine del giorno, che chiederà di avviare le sperimentazioni.
E dunque toccherà votare; con il rischio che gli stessi ministri si dividano su posizioni antitétiche, pro e contro il Mose. Un imbarazzo che il governo preferirebbe evitare: E' pér questo che si sta giocando a scacchi dietro le quinte. L'ultima mossa è di sabato scorso, quando il sottosegretario alla Présidenza del Consiglio Enrico Letta ha incontrato a Ca' Farsetti il sindaco , in un faccia a faccia riservato.
E' stato il numero due di Palazzo Chigi a chiedere di essere ricevuto e questo è il segnale che da Roma ci si sta "ammorbidendo". E difatti Letta ha rassicurato che i tanto richiesti confronti tecnici «ci saranno nei prossimi giorni».
Ma sullo sfondo si pone anche un'altra questione politica: il governo Prodi ha appena messo una pietra tombale sul Ponte di Messina e una "pietruzza" di riflessione sulla Tav Dire un altro no - quello al Mose - potrebbe diventare problematico sul piano dell'immagine. Vale a dire che per non passare per il “partito del No” (come già grida il centro-destra), il Governo potrebbe decidere far proseguire almeno una grande opera: e sarebbe il Mose, visto che è già cantierato.
Magari per non arrivare allo scontro con Cacciari e con una parte dei ministri di centro-sinistra, in Comitatone si potrebbe pronunciare intanto un mezzo sì, quanto basta per avviare la sperimentazione di un'alternativa e rinviare ancora per un po' la parola definitiva sul Mose. Ma se si dovesse avviare la sperimentazione, questa non potrebbe certo realizzarsi a costo zero. Si aprirebbe dunque un altro fronte: sperimentare ad esempio il restringimento della bocca di porto di San Nicoló per il periodo invernale, quanto potrebbe costare? E dove si troveranno i fondi? Si storneranno dai finanziamenti già stanziati per il Mose o si dovranno trovare delle risorse ad hoc?
C'è solo da augurarsi che un'eventuale ulteriore spesa da aggiungere al capitolo "Venezia" non distolga le già sparute risorse che la città ha a disposizione per la Salvaguardia, cioè per i restauri, lo scavo dei rii, i contributi alla casa...
Serena Spinazzi Lucchesi

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17/10/2006 - Uffici alle stelle: a Venezia i prezzi più alti d'Italia

Tratto da “Il Gazzettino” del 17.10.2006 – pag. VII

Non è solo la domanda di appartamenti a far salire alle stelle i prezzi dell'immobiliare. A Venezia , infatti, per un ufficio si può spendere fino a 11 mila euro al metro quadro ma il prezzo medio massimo è di 7.833 euro, rispetto ai 7.450 euro di Milano, ai 7.230 di Roma. È quanto risulta dal primo rapporto di Nomisma dedicato al mercato immobiliare degli uffici presentato a Bologna.
«Le previsioni per il 2007 - ha spiegato il vicepresidente di Nomisma, Gualtiero Tamburini - indicano per il comparto buone prospettive di crescita, ma condizionate a un innalzamento della qualità dell'offerta».
I valori degli immobili ad uso ufficio - ricordano al Nomisma - hanno perso circa il 30 per cento nella fase negativa del ciclo immobiliare ('92-'98) e sono per ora tornati solo ai livelli raggiunti 14 anni fa. Il generale rallentamento che il mercato immobiliare sta vivendo ha lambito anche gli uffici, per i quali la crescita nominale dei prezzi è stata la più bassa dal 1999 ad oggi, con una performance del 3,1\% nel primo semestre 2006. L'allungamento dei tempi di vendita e soprattutto di locazione sono altri elementi che testimoniano questa fase congiunturale meno brillante.
Questo quadro potrebbe apparire poco incoraggiante, ma una serie di elementi fanno sperare per il futuro, sottolinea il centro studi, citando la congiuntura complessiva che si avvia a diventare più favorevole in Europa; il peso crescente del terziario nell'economia; i prezzi che, diversamente da quelli delle abitazioni, hanno recuperato, ma non ancora superato, i livelli del '92.
La redditività del settore immobiliare appare generalmente in calo e per gli uffici la redditività media da locazione nel primo semestre 2006 è del 5,5%, con differenze territoriali che vanno dal 6,6% di Roma, al 4,7% di Torino e di Venezia , inferiore di un punto rispetto a sei anni fa. La redditività quindi ha bisogno di essere sostenuta da standard qualitativi elevati.

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15/10/2006 - In diecimila sfilano a Roma contro la Tav, il Ponte di Messina e le dighe mobili mobili di Venezia

Tratto da "Il Gazzettino" del 15/10/2006

No Tav, no Mose , no Ponte sullo Stretto di Messina. Diecimila persone (stando ai dati forniti dagli organizzatori) hanno partecipato ieri pomeriggio a Roma alla manifestazione contro la Legge obiettivo, partita da piazza della Repubblica e arrivata al Colosseo per esprimere il proprio dissenso alla realizzazione delle tre grandi opere. Lo hanno scritto sulle maglie, sui cappellini, sui manifesti e sugli striscioni. Il corteo è stato guidato da un Tir da cui partiva la musica che scandiva i passi dei manifestanti. Poco indietro hanno camminato numerosi sindaci della Val di Susa, poi una distesa di bandiere. Numerosi anche gli striscioni: «L'unica strada è fermarci»; «Sui monti dove passò Annibale la Tav non passerà»; «Grandi opere grandi bidoni»; «Fermiamo il Mose per salvare la laguna e Venezia dal mare e dagli uomini».
Tre i pullman partiti da Venezia e da Mestre per partecipare alla manifestazione nella capitale contro le grandi opere. I centocinquanta veneziani che hanno accolto l'invito dell'Assemblea permanente NoMose hanno partecipato al corteo per ribadire la loro contrarietà alla realizzazione delle paratoie mobili in laguna, oltre che per sostenere il dissenso anche contro la Tav e il Ponte sullo Stretto. «È stato un successo - ha detto Tommaso Cacciari, tra i manifestanti partiti da Venezia - Abbiamo ribadito la nostra contestazione».
Analoga l'opinione del sottosegretario all'Economia, il verde Paolo Cento: «Il Mose non si deve realizzare - ha detto - Sul ponte di Messina, poi, si è già espresso il Parlamento negativamente». Fra i presenti anche il ministro alle Politiche sociali Paolo Ferrero: «Condivido la piattaforma di questa manifestazione - ha detto - La ritengo giusta». Per Ferrero «le cosiddette infrastrutture strategiche non rispondono alle esigenze di mobilità del Paese e costituiscono un'ipoteca sui conti pubblici che graverà per i prossimi 20 anni. «Sono qui solo di passaggio - ha continuato il ministro rivolto ai militanti dei comitati «No Ponte»,«No Mose », «No Tav» - sono venuto a salutare degli amici con cui in passato ho condiviso delle battaglie. Sarebbe stato sbagliato partecipare come ministro a questa manifestazione. Anche perché il programma di governo stabilisce già le modalità di verifica sulla realizzazione delle opere».

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14/10/2006 - Alternative: bocciatura telegrafica

Tratto da “La Nuova di Venezia” del 14/10/2006

Fuori sacco. Migliaia di pagine di studi e anni di polemiche finiscono in una scarna sentenza di poche righe nemmeno iscritta all'ordine del giorno. E firmata da un gruppo di nove tecnici dipendenti e consulenti del Magistrato al- le Acque. Così il 29 settembre scorso è stata bocciata senza contraddittorio la proposta del Comune di esaminare le proposte alternative al Mose.
Una strada decisa dal Comitatone che secondo il sindaco Cacciari «non ha mantenuto l'impegno preso». Il «no» secco alle richieste del Comune porta la firma di Luigi Mayerle, vicepresidente del Magi-strato alle Acque, degli ingegneri Santin, Caielli, Datei, Colleselli, Fellin, Mammino, Stura e Foccardi. Quest'ultimo faceva parte fino a qualche anno fa del gruppo di lavoro del Comune che aveva bocciato il progetto Mose. Un «infermiere» lo aveva definito l'ex ministro dei Lavori pubblici Paolo Costa. Ora l'infermiere ha cambiato idea, e ha firmato i pareri per il Magistrato alle Acque.
«Una procedura non corretta», l'ha definita Cacciari. In queste ore è atteso anche il pronunciamento annunciato dal ministro del Consiglio superiore dei Lavori pubblici.
«Ma non è possibile, nemmeno dal punto di vista legale», dicono a Ca' Farsetti, «perché l'organismo è decaduto, ed è stato nominato soltanto il presidente».
Insomma, la polemica monta. In vista del Comitatone che si annuncia davvero decisivo per il futuro del contestato progetto. Il ministro Di Pietro ha chiesto finanziamenti per proseguire con la grande opera, e appoggia finora la linea dei suoi uffici e del suo consigliere Aurelio Misiti, ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici che approvò il progetto di massima del Mose. Su posizioni opposte il ministro per l'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Non ha fatto dichiarazioni né seguito la polemica, in questi giorni. Ma annuncia tra breve «importanti novità» sulle indagini avviate dai carabinieri del Noe e dai suoi uffici sulla regolarità delle autorizzazioni. In gioco anche l'Europa, da dove si attende il responso della commissione Ambiente sulla procedura di infrazione. Anche su questo punto il sindaco ha chiesto di essere ascoltato dall'organismo tecnico di Bruxelles. E le commissioni Ambiente di Camera e Senato hanno approvato all'unanimità una risoluzione che impegna il governo a fermare i lavori irreversibili del Mose e ad ascoltare le richieste del Comune. Ma il partito pro Mose va avanti. «Cacciari sembra l'ultimo giapponese, si comporta come un bambino forse perché ha capito che a Roma nessuno lo bada», taglia corto il capogruppo di Forza Italia Michele Zuin. Il presidente della Regione Giancarlo Galan invita gli altri ministri a seguire l'esempio di Di Pietro, ex pm di Mani Pulite, e fa appello ai «miglioristi come Chiamparino e Bresso». E il capogruppo dell'Udeur Mauro Fabris, da sempre sostenitore del Mose, polemizza duramente con il verde Beppe Caccia, che lo aveva definito «ex addetto stampa del Consorzio Venezia Nuova». «Non sono mai stato addetto stampa del Consorzio, l'azienda per cui lavoravo ha collaborato 20 anni fa con Venezia Nuova, come tante altre imprese. Forse che quelli che lavorano per il Wwf non possono occuparsi di ambiente? ll nostro partito con le sue percentuali da prefisso telefonico è quello che ha fatto vincere Cacciari e Zoggia. Ma il richiamo alla correttezza è assolutamente inutile con un figuro come lei, la saluto senza stima».

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