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Autore: ENZO PEDROCCO

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29/10/2006 - S. Marta, Castello e Sacca Fisola unite contro le navi

Tratto da “Il Corriere del Veneto” del 29/10/2006

Fronte comune contro le grandi navi tra gli abitanti di Santa Marta, di Sacca Fisola di Castello ed i NoMose. Perché la questione delle navi da crociera che transitano in Bacino ed i no alle dighe mobili vanno di pari passo: per i NoMose infatti basterebbe alzare i fondali alle bocche di porto per ridurre l’ingresso di acqua in lagune e diminuire le acque alte. Ma riducendo le sezioni non entrerebbero più le grandi navi. Proprio ciò che chiedono gli abitanti di Santa Marta, Sacca Fisola e Castello; esasperati dalla presenza dei colossi marini a due passi da casa. I disagi sono i rumori; le vibrazioni, i danni alle rive e ai fondali; i disturbi alla ricezione dei canali televisivi.
Ma, più di tutto, il problema è l'inquinamento. Le navi infatti, quando sono attraccate in banchina, rimangono perennemente in moto per garantire l’energia eléttrica costante al loro interno: E ciò significa emissioni di smog e polveri sottili.
«Ma queste navi - spiegano i NoMose - utilizzano un combustibile con alta percentuale di zolfo e piombo, dunque altamente inquinante. Quel tipo di combustibile è vietato da una direttiva europea, che però va recepita entro il 2010. Alcuni paesi, specie quelli nordici l’hanno già applicata, l’Italia no. Così le stesse navi quando attraecano nei porti del Nord Europa cambiano il combustibile, quando vengono qui mantengono quello inquinante. Anche la centrale Enel di Marghera ha cambiato tipo di combustibile, perché nessuno chiede alle navi che attraccano a Venezia di fare altrettanto?». Ieri i NoMose con un gruppo di abitanti della zona hanno fatto volantinaggio tra Santa Marta e San Basilio. «Abito qui da una vita e questi problemi sono degli ultimi anni, con l’arrivo delle grandi navi. Ci sono persone che si sono ammalate e nelle case si sentono i rumori, le vibrazioni delle navi», dice il signor Germano. Il prossimo appuntamento è il 9 novembre alle 17, nella sala 1 dell'Università a Santa Marta; per un'assemblea di quartiere.

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28/10/2006 - Azione popolare per salvare il parco

Tratto da “Il Corriere del Veneto” del 28/10/2006

«Non sono abituato a giustificarmi, su San Giuliano ho scelto la via dell'ordinanza da commissario al moto ondoso per accelerare le cose, visto che l’attuale situazione mi faceva schifo e chi vuole faccia pure ricorso».
Così Massimo Cacciari risponde dal palco del Toniolo a chi chiede il trasferimento delle diciotto attività di interscambio e costruzione natanti presenti sulla riva del Canale di San Giuliano.
E il ricorso al Tar del Lazio, per l’appunto, si farà entro pochi giorni.
E' stato un fuoco di fila quello all'assemblea di ieri pomeriggio, organizzata da decine di associazioni per un “faccia a faccia” con il sindaco. Il clima si è ancora più scaldato quando Massimo Donadini, presidente del Polo Nautico Punta San Giuliano ha detto che poche ore prima dell'assemblea le remiere avevano ricevuto la visita dei vigili urbani.
Sono arrabbiati un po' tutti, la municipalità di Mestre - Carpendo in primis, ma poi le associazioni ambientaliste e buona parte della base Ds, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi per il caso scoppiato quest'estate. Il sindaco, nella veste di commissario al moto ondoso, ha deciso di lasciare le attività a San Giuliano con un progetto di riassetto fumato dallo Studio Mar. «L'equivalente - spiega l’avvocato Angelo Pozzan, ex difensore civico - di una variante al Prg con cambio di destinazione d'uso e progetto definito, dalle altezze degli edifici alle volumetrie, già approvato senza l’avvallo del consiglio comunale». L'unica via, al di là di un improbabile intervento della presidenza del Consiglio dei Ministri, a questo punto, resta il ricorso.
Anzi, un ricorso ad «azione popolare», previsto dalla legge nel caso in cui i1 Comune sia stato scavalcato nelle sue competenze da un altro organismo. Il commissario Cacciari ha licenziato l’ordinanza il 30 giugno, due settimane dopo, il suo vice, Michele Vinello, ha dichiarato cessato lo stato d'emergenza per il moto ondoso e i poteri di Cacciari, ora, sono limitati alla vigilanza. Risultato: ora è un progetto «blindato», nemmeno il commissario può ritirarlo. «La parte lesa in questa storia - spiega l'avvocato Alfiero Farinea - è il Comune stesso e con lui i cittadini di cui è espressione, sì cambia una parte importante dei città senza coinvolgerli. La nostra sarà un'azione popolare e il ricorso al Tar lo faremo senz'altro».
Cacciari, da parte sua, ha illustrato la lunga lista di alternative a San Giuliano vagliate dall'amministrazione, dall’area intorno al Vega all'Isola delle Sculture. «Sia ben chiaro - spiega Cacciari - che il progetto Di Mambro è un progetto di massima che non si realizzerà mai per intero. Non ci sono i fondi per farlo. Detto questo, abbiamo ancora due ipotesi di sito alternativo per gli operatori, una è l’area ex Italiana Coke e l’altra, sempre lungo il canale Bretelle,l’area Api». Ipotesi tutte da verificare, spiega il sindaco, dai costi per l’acquisto dell'area a quelli per la bonifica.
«Continueremo l’approfondimento - assicura Cacciari - e in un'altra assemblea pubblica illustreremo i risultati, sia che si concretizzi una dislocazione alternativa, sia che ci sia da discutere di eventuali aggiustamenti del progetto Mar».
In un Toniolo affollato da centinaia di persone, non ultimi i 220 operatori di San Giuliano che indossavano magliette rosse o blu con un nuovo logo per l’interscambio di San Giuliano, i toni si sono surriscaldati fino a sfiorare la rissa. A moderare l’incontro, Diego Saccon, dei Comitati anti traffico. Cacciari parla poco, ascolta tutti e risponde punto su punto. «Sul fatto che ho deciso tutto da solo - specifica - ricordo che all'incontro fatto in Prefettura c'erano tutti, i rappresentanti di Provincia, Regione e Sovrintendenza».
«L'intero progetto - replica l’avvocato Pozzan - è stato approvato in soli 8 giorni e spedito alla Sovrintendenza due giorni prima dell'ordinanza senza darle il tempo di approvarlo, non è legalmente ammissibile una variante al Prg senza il si del consiglio comunale»
Martina Zambon

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26/10/2006 - Casa, un dibattito senza risposte

Tratto da “Il Gazzettino” del 25/10/2006

Strumenti, nuove metodologie, razionalizzazione, vendita del patrimonio pubblico, lotta ai non aventi diritto. Il problema casa a Venezia è stato dibattuto all'Auditorium Santa Margherita, grazie ad un incontro promosso dal Forum di Dorsoduro. A fronte della mancanza di risorse, enti ed istituzioni hanno spiegato le proprie strategie per garantire un futuro abitativo a Venezia, anche se le domande più importanti sono andate disilluse: per le istituzioni la casa rappresenta un diritto sociale o civile?
Quali sono state le cause, dopo il 1968, per cui lo stesso appartamento valeva cento se inserito in un settore e dieci in un altro? E soprattutto, come mai il Comune lamenta un'orrida distribuzione di bed&breakfast, mentre è la stessa amministrazione a concedere le licenze? L'impressione è stata che ogni organismo preposto al settore casa brancoli nel buio, demandando ogni responsabilità ai finanziamenti per il Mose che assorbono tutti gli investimenti per la casa.
«Nel caso ex Junghans - ha detto l’assessore alla Casa, Mara Rumiz - il Comune non ha fatto il proprio mestiere, lasciando ogni iniziativa ai privati». Onestà intellettuale o suicidio politico, dal momento che all'epoca dei contratti con la Judeca Nova, la stessa Rumiz non era avulsa da Ca' Far- setti ma presidente del consiglio comunale. Ma non basta: alla notizia che quasi tutti i relatori sapevano ed hanno comunicato in merito alla concessione del 20 per cento dell' area Italgas da parte della stessa azienda, la stessa Rumiz ha strabuzzato gli occhi: il Comune non ne sapeva nulla, pur aspettandosi dall'operazione molto di più. Ha condito le perplessità Marino Folin, al termine del rettorato allo Iuav e presidente della nuova fondazione immobiliare universitaria per alloggi agli studenti, quando ha dichiarato che le case per studenti non devono entrare in collisione con il mercato abitativo per i veneziani. Però non ha spiegato come, dal momento che quattro mura con il tetto sopra possono essere utilizzati come si desidera e non hanno marchi preordinati di destinazione d'uso. Nel bailamme alla ricerca di ricette, l’unico ausilio concreto è venuto da Gustavo Rui, direttore dell'Ater, che spiegando le modalità del recupero degli alloggi con diretto intervento degli assegnatari, ha quantomeno indicato una via percorribile perché il cosiddetto ceto medio rimanga a Venezia e permanga una risorsa. Marco Zordan, per il Forum, ha parlato del turismo come elemento non controllato capace di annichilire le possibilità abitative, mentre Ezio Micoli, presidente Immobiliare veneziana, ha sottolineato come il problema della casa a Venezia sia il problema dell'intera città.
Tullio Cardona

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25/10/2006 - Ieri la marea ha raggiunto 112 centimetri, oggi si prevede un metro.

Tratto da “Il Gazzettino” del 25/10/2006

La punta massima, attorno alle 12.10, è stata di 112 centimetri sullo zero mareografico. Quella di ieri, insomma, è stata l’alta marea più consistente degli ultimi mesi. Il Centro maree, che lunedì aveva fatto una previsione di 105 centimetri, ieri mattina già alle 20 ha iniziato ad avvisare (con gli altoparlanti in piazzale Roma e con sms) che la situazione sarebbe stata diversa. E così è stato. Il direttore del Centro Maree, Paolo Canestrelli, ha definito l'evento di ieri «la prima avvisaglia di un periodo notoriamente dì acque alte», ma ha previsto una settimana di tempo stabile, rinviando ogni ulteriore previsione per il periodo di plenilunio attorno al 5 novembre.
L'alta marea di ieri ha comportato l’allagamento di circa il 15 per cento della superficie del centro storico (in realtà è più basso, poichè la rilevazione non tiene conto dei rialzi effettuati da Insula) con un livello variabile da pochi millimetri a una media sui 30 centimetri su Piazza San Marco, l’area più bassa della città.
Non sono mancati i disagi soprattutto per i percorsi delle passerelle. Qualche difficoltà è stata segnalata davanti a Ca' Farsetti, dove la passerella che porta in Comune era imbarcata, con tanto di cartello sulla sua pericolosità. Disagi anche nella zona di San Moisè. I turisti, per quanto incuriositi, hanno creato notevoli intasamenti soprattutto nei pressi di palazzo Ducale (c'è anche chi si è seduto sulle passerelle) e i vigili hanno fatto quello che hanno potuto davanti ad una situazione di questo tipo. Oggi punta massima a mezzogiorno con 100 centimetri. «Abbiamo seguito le indicazioni fornite dal Comune sui percorsi - dice Vesta - e già alle 8 avevamo posizionato tutto. Per quanto concerne l’asporto dei rifiuti, la raccolta è proseguita fino alle 11.45». I disagi si sono registrati in un'ora di punta e non sono poche le persone che hanno fatto fatica ad entrare e uscire dall'ufficio o dai negozi per la pausa. La situazione forse più critica, probabilmente, è quella avvenuta a Burano dove i turisti sono rimasti bloccati. C'era anche chi non riusciva ad uscire dal ristorante.

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24/10/2006 - S. Giuliano, il sindaco insiste "Il progetto e' compatibile"

Tratto da “Il Corriere del Veneto” del 24/10/2006

Non chiude la porta ai progetti alternativi, ma nemmeno la lascia troppo aperta: «C'è un ipotesi e mezza che stiamo valutando». Poi stronca gli accenni di entusiasmo: «Dopo un rifacimento sostanziale con l’abbassamento delle altezze e la riduzione della lunghezza lungo il canale per me il progetto dello studio Mar è compatibile con il parco». Massimo Cacciari non cambia idea sul nuovo piano per la riva del canale del San Giuliano: per il sindaco le attività artigianali possono continuare a rimanere. Lo ha detto chiaramente ieri pomeriggio in un'informativa al consiglio comunale. «Se non ponevo io la questione sarebbe stato tutto com'è oggi visto che il problema del trasferimento delle aziende che sono sulla riva è vecchio quanto il Parco», ha detto. La soluzione sembra a questo punto essere un arretramento delle aziende e un allontanamento dalla Punta, ma non uno spostamento vero e proprio. In sostanza lo studio Mar ridurrebbe sensibilmente l’altezza delle cavane che sarebbero realizzate in sostituzione dei capannoni attuali (dagli 11 metri originariamente previsti si passerebbe a sette) e la lunghezza del fronte verrebbe ridotto.
L'assessore all'urbanistica Gianfranco Vecchiato sta attendendo la modifica del progetto, anche se non ha ancora abbandonato l’idea di un trasferimento delle aziende. Forse qualche novità potrebbe arrivare oggi quando si riunirà la Commissione tecnica, ma le ipotesi sul tavolo rimangono sempre quelle: l’Italiana Coke (anche se i canali interni non sarebbero navigabili dal tipo di scafi che hanno le aziende di San Giuliano) e il trasferimento dalla parte opposta del canale.
Nel suo discorso al Consiglio il sindaco ha sottolineato come il progetto del parco sia cambiato da quando è stato elaborato da Antonio Di Mambro: «E' il progetto che ho voluto io, non mio nonno, ma ci sono cose che non si realizzeranno mai». E' nella fisiologia di tutti i parchi ha spiegato Cacciari non arrivare al 100% del completamento: «Fin qui siamo all'80% e stiamo parlando di tre ettari su settanta». Per trovare una soluzione politica all'ipotesi del trasferimento delle aziende quest'estate era stata costituita una Commissione guidata dal capo di gabinetto Maurizio Calligaro, che ha esaminato 12 siti alternativi: ora il lavoro è completato e oggi si terrà la riunione conclusiva, mentre venerdì se ne parlerà in un'assembleapubblica al Toniolo. «Alcune di queste ipotesi sono impensabili, anche sul piano economico, per i costi di acquisizione e di bonifica» , ha spiegato il sindaco. «Va rivista la sistemazione, vanno ridotte le altezze dei capanni, così diventano compatibili con il parco - ha spiegato - Non disturberebbero neppure la passeggiata che inizia a diventare interessante a 500 metri dalla punta, quando si vede la laguna. Prima lo skyline è contraddistinto dai cavalcavia, dai viadotti, dai Pili e dal Petrolchimico». L'informativa del sindaco in ogni caso non è stata gradita da tutti.
Michele Mognato, capogruppo dei Ds, ha chiesto che se ne discuta in una sede istituzionale visto che per regolamento le informative non hanno dibattito. «La spiegazione del sindaco non è sufficiente - ha detto -. Anche perché non abbiamo capito cosa c'entra questa decisione presa dal Commissario con il moto ondoso».
S.S.L.

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