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Autore: ENZO PEDROCCO

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05/11/2006 - Un'alluvione chiamata turismo

Tratto da “La Nuova Venezia” del 05/11/2006

Quarant'anni dopo, l’alluvione è corporea, asciutta e costante. E' fatta di milioni di passi che consumano, di mani che toccano, di umori che corrodono ma che rendono talmente bene e in modo talmente ecumenico da farla sembrare un'alluvione salvifica. La prima contraddizione è la più fragorosa. Con i 15 milioni di turisti che arrivano ogni anno in laguna ci mangiano in molti, e in molti ci banchettano, quindi è assai dura per la stragrande maggioranza dei veneziani dire che i turisti sono sgraditi o, peggio, nocivi.
I turisti ci sono sempre stati ma poichè il numero dei veneziani si è dimezzato mentre gli spazi della città sono rimasti pressochè uguali, la differenza al netto se la sono pappata i foresti. Nessuno, a onore del vero, li ha fermati. Venezia, anzi, continua ad accoglierli come se non avesse aspettato altro tutta la vita, sgranando una varietà di at- trazioni come fosse una maga che fa giochi di prestigio su se stessa.
Con tre stanze e un bagno decente, oplà, gli appartamenti si trasformano in bed & breakfast. Con sette stanze si ha diritto a un alberghetto.
Con un palazzo dismesso si può ambire a un albergone a cinque stelle. Compri un cinema e fai un ristorante. Prendi una panetteria e la converti in un emporio di maschere.
Hai un banchetto della frutta e spunta un trabiccolo di souvenir. Incredibilmente, sembra che ancora ci sia posto per tutti.
Però fino a un certo punto.
Gli stessi albergatori ora guardano perplessi al proliferare dei bed & breakfast. Mille posti letto in più in un anno, così, come fosse niente. A modo suo, tuttavia, il B&B ha ancora qualcosa di umano perchè per legge nel B&B il veneziano dovrebbe anche abitarci. Nell'appartamento invece no e ogni appartamento in più per i turisti è un appartamento in meno per i residenti.
Ora che il problema del turismo è anche e soprattutto fisico è rispuntata la manfrina del ticket. La città, coerentemente, si è subito spaccata e si è fatto un gran baccano puramente teorico anche se il sindaco Cacciari propende per il sì visto che nelle casse del Comune non c'è un euro.
Prima, però, dovrà farla digerire a categorie - come ad esempio quella degli esercenti - refrattarie a tassare ulteriormente i turisti che saranno anche sporcaccioni però a Venezia pagano anche l’aria che respirano. Per interrompere il meccanismo perverso che lega la città ai suoi ospiti qualcuno dice che ci vorrebbe un genio o un pazzo che non guarda gli interessi di nessuno. Qualcuno, come spiega Franca Coin,in grado di rompere l’immobilismo che paralizza Venezia. «Ho grande rispetto per Cacciari, però qui non succede nulla - dice Franca - Un turismo con 15 milioni di visitatori è una ricchezza fantastica ma perchè nessuno è in grado di gestirla?».
Prendi i rifiuti. La sola Piazza San Marco produce ogni giorni venti metri cubi di monnezza prodotta dai turisti. In tutto il centro storico sono 70 mila tonnellate all'anno. Ogni pendolare costa a Ve- sta un euro al giorno. Però per fare la pipì non in un sottoportico, ogni pendolare spende un euro a minzione. A fine giornata è un salasso.
Quarant'anni dopo, per l’acqua alta ci sono sedici sirene, un centralino automatico, cinque chilometri di passerelle, stivali di gomma floreali col tacco e Sms che arrivano in tempo reale a 7.300 abbonati.
Per l’alluvione fisica ci sono sei vigili a Piazzale Roma e sei in Piazza San Marco. Ci sono cartelli che suggeriscono il comportamento da adottare ma, poco elegantemente, sono stati attaccati sui bidoni delle immondizie.
Ieri, 4 novembre di quarant'anni dopo, la massima era di 77 centimetri. Con la minima, i palazzi mostravano le gengive nere delle fondamenta ma ai turisti piacevano lo stesso anche perchè la foto era gratis.
Manuela Pivato

News correlata a: [ Turismo ] [ Rifiuti ] [ Dibattito sui rifiuti ]

 

04/11/2006 - Stangata sulle "scoasse". Per colpa dei veneziani

Tratto da "Il Gazzettino" del 04/11/2006

Arriva la stangata sui rifiuti. Che potrebbe far lievitare la tariffa delle spazzature anche del 20 per cento. La stangata è per mestrini e veneziani, nonostante la colpa sia tutta dei veneziani, che non riescono ad alzare la quota della raccolta differenziata. E così, nonostante Mestre sia al 35 per cento, "grazie" al 7 per cento dei veneziani, non riusciamo ad arrivare oltre quota 19. Esattamente siamo al 19,1 per cento di raccolta differenziata nel 2005. Pochissimo. Anzi, niente se facciamo il confronto con Comuni virtuosi come Ceggia dove si arriva al 71,6 per cento di raccolta differenziata o Noventa di Piave (70,9) o San Donà (61,2 per cento) ma poco anche se raffrontiamo il dato con qualsiasi altro Comune del veneziano. Nessuno fa peggio di noi. Il Comune più vicino a questa soglia negativa è Concordia Sagittaria che pure viaggia sul 24 per cento. Ma finora è stata una discussione accademica, più bravo questo, più bravo l'altro - i peggiori sono Venezia e i Comuni del litorale che non riescono a fare la differenziata con i turisti. Da quest'anno la discussione non è più accademica. Diventa di sostanza e cioè di portafoglio. Tant'è che l'assessore provinciale all'Ambiente, Ezio Da Villa, ha inviato una lettera di fuoco a Massimo Cacciari - ma anche ai sindaci di Annone Veneto, Caorle, Chioggia, Concordia Sagittaria, Jesolo, Portogruaro, San Michele al Tagliamento, Teglio Veneto - con la quale avverte che "la percentuale di raccolta differenziata raggiunta sull'intero territorio provinciale nel corso del 2005 si è attestata al 32,8 per cento. Se questa situazione trovasse conferma anche nel corso del corrente anno e non si arrivasse alla percentuale minima prevista per legge del 35 per cento per il 2006, i maggiori costi per lo smaltimento in discarica ricadrebbero sui Comuni con raccolta differenziata inferiore al 35 pe rcento."Ma di quanto aumenta la tariffa di asporto dei rifiuti per i Comuni e cioè per i cittadini che abitano in quei Comuni che non raggiungono la quota del 35 per cento di differenziata sul totale dei rifiuti solidi urbani? "Qualora gli obiettivi di raccolta differenziata non siano conseguiti nell'ambito del territorio provinciale - scrive Da Villa - viene applicata una addizionale del 20 per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell'Autorità d'Ambito - che è la Provincia - che provvede a ripartirne l'onere tra i Comuni che non abbiamo raggiunto le percentuali di raccolta differenziata previste dalla norma."
Insomma, per dirla in soldoni visto che di questo si tratta, i Comuni che non arrivano al 35 per cento pagheranno salata la loro incapacità perchè dovranno sobbarcarsi i maggiori costi di smaltimento in discarica dei rifiuti di casa nostra. E i maggiori costi si scaricheranno sulle bollette che ci arrivano. E' vero, avverte Ezio Da Villa, che il Comune di Venezia un po' si salva perchè ha installato a Fusina un inceneritore che, dunque, è in grado di diminuire di molto la parte di rifiuto che viene portata in discarica - restano solo ceneri anche se in quantità industriale. Non solo, il Comune di Venezia, sempre con l'impianto di Fusina, produce Cdr - combustibile da rifiuto - ovvero "roba" che viene bruciata nella centrale Enle di Fusina e questo Cdr è comunque spazzatura che non finisce in discarica e che, in più, viene pagato dall'Enel. Insomma, alla fine i ritocchi in bolletta, per i mestrini e veneziani non saranno mostruosi, ma Da Villa si preoccupa del pessimo esempio che dà il caapologuogo. Venezia non riesce ad organizzare la raccolta diufferenziata in centro storico. D'accordo che è particolarmente complicato - dice Da Villa - D'accordo che è più costoso, ma di mezzo c'è la salute del territorio che, altrimenti, viene "impestato" dalle discariche. Tra l'altro entro il 31 dicembre 2008 si passa dal 35 per cento al 45 per cento ed entro il 31 dicembre 2012 si dovrà arrivare al 65 per cento di raccolta differenziata. Vuol dire cioè che nel sacchetto della spazzatura vera e propria deve finire meno di un terzo di quello che produciamo in casa in termini di "scoasse ". E Venezia parte da 6 per cento. Vuol dire che per arrivare al 65 per cento deve dar via di manetta. Mestre sta dando una mano, a livello statistico, con il suo 35 per cento, ma non basta. E Da Villa è "nero" anche per un altro motivo. La maglia nera di Venezia centro storico gli costa l'ultimo posto fra le province del Veneto.
Arriva la stangata sui rifiuti. Che potrebbe far lievitare la tariffa delle spazzature anche del 20 per cento. La stangata è per mestrini e veneziani, nonostante la colpa sia tutta dei veneziani, che non riescono ad alzare la quota della raccolta differenziata. E così, nonostante Mestre sia al 35 per cento, "grazie" al 7 per cento dei veneziani, non riusciamo ad arrivare oltre quota 19. Esattamente siamo al 19,1 per cento di raccolta differenziata nel 2005. Pochissimo. Anzi, niente se facciamo il confronto con Comuni virtuosi come Ceggia dove si arriva al 71,6 per cento di raccolta differenziata o Noventa di Piave (70,9) o San Donà (61,2 per cento) ma poco anche se raffrontiamo il dato con qualsiasi altro Comune del veneziano. Nessuno fa peggio di noi. Il Comune più vicino a questa soglia negativa è Concordia Sagittaria che pure viaggia sul 24 per cento. Ma finora è stata una discussione accademica, più bravo questo, più bravo l'altro - i peggiori sono Venezia e i Comuni del litorale che non riescono a fare la differenziata con i turisti. Da quest'anno la discussione non è più accademica. Diventa di sostanza e cioè di portafoglio. Tant'è che l'assessore provinciale all'Ambiente, Ezio Da Villa, ha inviato una lettera di fuoco a Massimo Cacciari - ma anche ai sindaci di Annone Veneto, Caorle, Chioggia, Concordia Sagittaria, Jesolo, Portogruaro, San Michele al Tagliamento, Teglio Veneto - con la quale avverte che "la percentuale di raccolta differenziata raggiunta sull'intero territorio provinciale nel corso del 2005 si è attestata al 32,8 per cento. Se questa situazione trovasse conferma anche nel corso del corrente anno e non si arrivasse alla percentuale minima prevista per legge del 35 per cento per il 2006, i maggiori costi per lo smaltimento in discarica ricadrebbero sui Comuni con raccolta differenziata inferiore al 35 pe rcento."Ma di quanto aumenta la tariffa di asporto dei rifiuti per i Comuni e cioè per i cittadini che abitano in quei Comuni che non raggiungono la quota del 35 per cento di differenziata sul totale dei rifiuti solidi urbani? "Qualora gli obiettivi di raccolta differenziata non siano conseguiti nell'ambito del territorio provinciale - scrive Da Villa - viene applicata una addizionale del 20 per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell'Autorità d'Ambito - che è la Provincia - che provvede a ripartirne l'onere tra i Comuni che non abbiamo raggiunto le percentuali di raccolta differenziata previste dalla norma."
Insomma, per dirla in soldoni visto che di questo si tratta, i Comuni che non arrivano al 35 per cento pagheranno salata la loro incapacità perchè dovranno sobbarcarsi i maggiori costi di smaltimento in discarica dei rifiuti di casa nostra. E i maggiori costi si scaricheranno sulle bollette che ci arrivano. E' vero, avverte Ezio Da Villa, che il Comune di Venezia un po' si salva perchè ha installato a Fusina un inceneritore che, dunque, è in grado di diminuire di molto la parte di rifiuto che viene portata in discarica - restano solo ceneri anche se in quantità industriale. Non solo, il Comune di Venezia, sempre con l'impianto di Fusina, produce Cdr - combustibile da rifiuto - ovvero "roba" che viene bruciata nella centrale Enle di Fusina e questo Cdr è comunque spazzatura che non finisce in discarica e che, in più, viene pagato dall'Enel. Insomma, alla fine i ritocchi in bolletta, per i mestrini e veneziani non saranno mostruosi, ma Da Villa si preoccupa del pessimo esempio che dà il caapologuogo. Venezia non riesce ad organizzare la raccolta diufferenziata in centro storico. D'accordo che è particolarmente complicato - dice Da Villa - D'accordo che è più costoso, ma di mezzo c'è la salute del territorio che, altrimenti, viene "impestato" dalle discariche. Tra l'altro entro il 31 dicembre 2008 si passa dal 35 per cento al 45 per cento ed entro il 31 dicembre 2012 si dovrà arrivare al 65 per cento di raccolta differenziata. Vuol dire cioè che nel sacchetto della spazzatura vera e propria deve finire meno di un terzo di quello che produciamo in casa in termini di "scoasse ". E Venezia parte da 6 per cento. Vuol dire che per arrivare al 65 per cento deve dar via di manetta. Mestre sta dando una mano, a livello statistico, con il suo 35 per cento, ma non basta. E Da Villa è "nero" anche per un altro motivo. La maglia nera di Venezia centro storico gli costa l'ultimo posto fra le province del Veneto.
m.d.
News correlata a: [ Rifiuti ] [ Dibattito sui rifiuti ] [ NL 06.2005 - Il "Concorso che Puzza" ]

 

02/11/2006 - Differenziata senza successo "Aree per i rifiuti ingombranti"

Tratto da "La Nuova Venezia" del 02/11/2006

Dopo la ventilata ipotesi che Vesta aumenti le tasse sulla spazzatura per adeguare i valori all'inflazione, dalla Municipalità il vicepresidente getta benzina sul fuoco temendo che l’aggiustamento della Tia sia invece riferito a un pessimo andamento della raccolta differenziata piuttosto che da un semplice aumento dei costi. «Bisogna infatti cercare di capire quanto commercianti ed esercenti stiano collaborando a questo servizio in centro storico - ammonisce Fabrizio Reberschegg - Se da un lato i cittadini si sono adeguati pur tra tante difficoltà, dall'altro le categorie economiche non si può dire abbiano fatto altrettanto. I conferimenti irregolari continuano e si vedono girando per le calli, con materiali abbandonati qua e là al di fuori degli orari consentiti. E sembra che non si riesca a trovare un accordo con Vesta per soluzioni aggiuntive».
L'azienda ha confermato che un eventuale aumento della Tia sarebbe collegato solo al fatto che dal 1999 a oggi, la tassa è rimasta indietro rispetto a un aumento dell'inflazione di quasi l’11,5 per cento. Ma Reberschegg rincara: «Il problema è che Vesta è costretta a recuperare gratis tutto quello che trova per strada, dai negozianti ai residenti che scaricano ingombranti la notte, alle aziende che abbandonano residui dell'edilizia come se nulla fos-se. Quindi senza introiti sotto questo aspetto spende di tasca propria per il recupero. I turisti? Se lasciano le carte in giro è perchè ci sono pochi cestini o perchè non vengono sostituiti i sacchi per tempo». Le soluzioni per il vicepresidente della Municipalità del centro storico sarebbero a questo punto due: «La prima sicuramente volta alla creazione di aree ecologiche dove la gente possa portare gli ingombranti. La seconda, che la Giunta comunale si accorga dell'esistenza della Municipalità dandole competenze come questa».
(Simone Bianchi)

News correlata a: [ Rifiuti ] [ Dibattito sui rifiuti ] [ NL 06.2005 - Il "Concorso che Puzza" ]

 

31/10/2006 - Alternative al Mose, il Comune spera ancora

Tratto da “Il Gazzettino” del 31/10/2006

Cacciari insiste: «Il Comitatone deve tenersi a Venezia. Ci sono spiragli perché le nostre osservazioni siano accolte» L'acqua alta è solo la febbre del dissesto morfologico della laguna, ma su questo fronte, mentre lo scontro sembra essere solo Mose sì - Mose no, siamo all'anno zero. E all'anno zero è anche la difesa idrogeologica della terraferma veneziana, che ancora ai primi dello scorso settembre ha patito una violenta inondazione. La città, comunque, è molto più attrezzata e molto più al sicuro che non il 4 novembre 1966, di modo che un evento come quello di allora «non potrebbe ripetersi».
E quanto ha sostenuto ieri il sindaco, Massimo Cacciari, nel presentare a Ca' Farsetti le iniziative del Comune per il quaran-tennale dell’"acqua granda", inquadrata nel contesto di una giornata drammatica per l’Italia intera, con 25 morti a Firenze e oltre 90 nel solo Veneto.«Ero a Roma - ha ricordato Cacciari -, e gli alberi volavano. A Roma! E a Venezia - ha aggiunto - tutto sommato non mi risulta che ci sia stato nemmeno un ferito, tanto per mantenere un po' di misura».
Cacciari ha sostenuto che al centro delle proposte alternative al Mose, che il Comune ha presentato al Governo, c'è proprio la richiesta di affrontare in chiave sistematica la salvaguardia della laguna, partendo dal suo riassetto morfologico.
«La legge speciale - ha ricordato il capo di Gabinetto del sindaco, Maurìzio Calligaro - subordina l’intervento alle bocche di porto alla rimozione delle cause del dissesto». «Ma un piano semplicemente non c'è», ha ricordato Cacciari, riferendosi alla bocciatura dei progetti del Consorzio Venezia Nuova da parte dell'Ufficio di Piano nominato dal Comitatone.
Il sindaco è poi tornato a polemizzare sulla convocazione del Comitatone l’8 novembre, a ridosso della prima e unica riunione, il 2 novembre, del tavolo tecnico chiamato a valutare le richieste del Comune. «Anche stamattina - ha raccontato - ho domandato risposta alla mia richiesta di spostare il Comitatone, non così, a prescindere, ma per affrontare con serietà la mole della nostra documentazione».
Cacciari, che ha ribadito la necessità che il Comitatone si svolga comunque a Venezia come segno di attenzione alla città, ha sostenuto che molte delle osservazioni del Comune si ritrovano trasversalmente nei pareri dei ministeri sui progetti alternativi. «Non è assolutamente vero - ha dunque concluso - che ci sia un muro compatto di documenti che bollano come inconsistenti le nostre osservazioni, e abbiamo molte buone ragioni per obiettare con successo alle valutazioni negative ».
Silvio Testa

News correlata a: [ Progetti e ricerche su Venezia ] [ Acqua Alta ] [ Dibattito sul Mose ]

 

29/10/2006 - Ricorso popolare per S. Giuliano

Tratto da “Il Gazzettino” del 29/10/2006

Ricorso al Tar del Lazio di tutti i cittadini elettori. Entro il 15 novembre. E' questa la linea scelta dai Comitati dei cittadini che hanno promosso l’assemblea dell'altro giorno al Toniolo sul parco di San Giuliano. Il sindaco Massimo Cacciari ha indicato due soluzioni possibili per evitare che si costruisca in Punta San Giuliano, ma se quelle soluzioni non vengono perfezionate entro il 15 novembre, da quel momento le ditte di Punta San Giuliano acquisiscono il di- ritto di andare avanti con il loro progetto. Ed è il motivo che spinge le Associazioni e i Comitati a chiamare a raccolta i cittadini che vogliono firmare il ricorso al Tar contro il progetto. Il ricorso sarà preparato dagli avvocati Alfiero Farinea e Piero Pozzan sia per conto delle associazioni ambientaliste sia per conto dei cittadini. Viene utilizzata infatti una norma del testo unico Enti locali che prevede la possibilità per qualsiasi cittadino di fare ricorso contro un atto che ritiene lesivo dei suoi diritti, anche al posto del Comune. In questo modo, dicono i Comitati, intanto si congela il provvedimento e si evita che le ditte di Punta San Giuliano possano poi accampare il diritto di costruire, magari chiedendo i danni al Comune se non lo fa. E questo darà allo stesso Comune tempo in più per cercare la soluzione nel caso saltasse anche l’ipotesi di Italiana Coke o dell'Api. Vuol dire, nella sostanza, che i Comitati danno credito al sindaco quando dice di voler trovare l’alternativa, ma temono che i tempi siano troppo stretti venti giorni. Quindi "ritenendo improbabile una risoluzione della vicenda, che porti al superamento dell'ordinanza emanata dal Sindaco nella veste di Commissario di Governo entro il 15 di novembre, data della scadenza dei termini di legge per impugnare la sentenza presso le autorità competenti, ritengono necessario garantire i cittadini nel caso di una non positiva risoluzione della rilocazione delle attività, attraverso un'azione popolare di ricorso al Tar del Lazio". - scrivono in un comunicato. E per questo motivo nei prossimi giorni sarà riconvocata un'assemblea delle associazioni e dei cittadini per avviare la procedura del ricorso.

News correlata a: [ NL 06.06 - Il parco di S.Giuliano ] [ Dibattito sul Parco di San Giuliano ] [ Venezia e la sua laguna ]

 

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