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Archivio News

10/12/2006 - In aumento le discariche abusive in laguna

Tratto da "Il Venezia" del 10 dicembre 2006 - pag. 31
di Manuela Lamberti - manuela.lamberti@epolis.sm

Rifiuti abbandonati, mobili lasciati in mezzo alla strada, immondizie che crescono nottetempo. Vere e proprie discariche a cielo aperto. A due passi dal centro. Che deturpano la bellezza dei luoghi e marchiano le strade come segno di inciviltà.
A VENEZIA Vesta interviene complessivamente più di dodici volte al giorno per portar via gli ingombranti, ossia 350 volte al mese. Un numero elevatissimo se si pensa che questo scherzo costa alla collettività 500mila euro all'anno. Soldi che, secondo il presidente dell'azienda, Armando Zingales, sono «rubati alla collettività». E che potrebbero essere spesi diversamente. Magari per migliorare i servizi. Eppure spuntano come funghi, da Sant'Elena a San Francesco della Vigna, da Sant'Erasmo a Murano. In totale sono più di una decina solo a Venezia. In terraferma, invece, le discariche censite sono 57. Luoghi prescelti dai cittadini quali depositi abusivi per liberarsi di frigoriferi, mobili, sanitari, materassi, ma anche amianto e sostanze nocive. E i cittadini “vir tuosi” sono esasperati. Tanto che minacciano di andare a frugare personalmente nella spazzatura per colpire - e denunciare - chi abbandona i rifiuti. Come nel caso del Faro, zona centrale di Murano, crocevia di turisti, ormai diventata un immondezzaio, non solo antiestetico ma anche non igienico e pericoloso per gli abitanti stessi. E allora Arnaldo Toso, titolare di una vetreria, ha deciso di immortalare con la macchina fotografica lo scempio. Non solo. Promette di rivolgersi ai carabinieri per fermare quella che sembra essere diventata una pessima abitudine. Ma anche a due passi dal cimitero dell'isola, ormai da anni, si forma quotidianamente una discarica con un ammasso inverosimile di rifiuti lasciati nelle ore notturne. E a nulla sono valsi gli appelli di Vesta nè tantomeno i divieti di scarico affissi per far desistere gli ignoti vandali. E COSÌ A VESTA non resta che potenziare il servizio di raccolta ingombranti, anche nei fine settimana. «E' impossibile fare un servizio su chiamata - sottolinea Riccardo Seccarello, dell'ufficio stampa - contiamo però di migliorare il servizio, per esempio estendendolo al sabato e alla domenica dietro il pagamento di un modesto corrispettivo. Speriamo serva a qualcosa». D'altronde, il fenomeno è in aumento. E in qualche modo bisogna pur arginarlo. «In realtà il compito nostro sarebbe quello di spazzare le strade - rimarca il presidente Zingales - voglio dire che chi abbandona i rifiuti ruba i soldi degli altri cittadini, è un concetto che deve risultare chiaro a tutti. Forse la gente non ricorda o non sa che ci sono i luoghi appositi per gli ingombranti: gli ecocentri e un servizio di telefonata e raccolta gratuita». E secondo Zingales è ingiustificabile che le aziende non conoscano queste direttive. «Non possiamo potenziare il servizio perchè non abbiamo i soldi per farlo ma possiamo solo permetterci di migliorarlo - spiega - e nel frattempo stiamo aspettando che decolli il sistema di ispettori ambientali». Al più presto, quindi, i non virtuosi saranno puniti con delle vere e proprie sanzioni. Se la prevenzione non ha finora sortito alcun risultato, infatti, almeno stando ai dati, a far retrocedere gli incuranti dell'ambiente e del bene pubblico saranno delle consistenti multe. «Per dare l'esempio, appunto - conclude Zingales - che non stai scaricando i rifiuti ma stai rubando al tuo vicino».
News correlata a: [ Ambiente ] [ Rifiuti ] [ Dibattito sui rifiuti ]

 

08/12/2006 - Venezia come New Orleans. Grande onda su Marghera

Tratto da “Corriere del Veneto” del 08/12/2006

«Marghera nel 2050 sarà a rischio allagamento. Un'onda gigantesca potrebbe travolgerla e la forza dell'acqua rimuovere e mettere in circolo le sostanze tossiche degli stabilimenti industriali. I danni sarebbero incalcolabili».
E' l'allarmante previsione formulata da Corrado Clini, direttore generale del Ministero per 1'ambiente e la tutela del territorio e del mare, intervenuto ieri a Venezia al seminario «Esodo e sprofondamento: New Orleans & Venezia», promosso dalla Venice International University. Scenari catastrofici? «Fra meno di cinquant'anni - aggiunge Clini - Venezia potrebbe trovarsi investita dall'acqua alta un giorno sì e 1'altro pure».
L'allarme parte dagli studiosi che hanno previsto, entro i prossimi 30-40 anni, un progressivo innalzamento del livello del Mare Mediterraneo destinato a sfiorare i 30 centimetri. Un'evoluzione pericolosa «che metterà a rischio di subsidenza 1'intera costa adriatica da Monfalcone al Po. Un abbassamento del suolo quindi, che avrebbe come ultima conseguenza 1'erosione della costa». E' il clima insomma, o meglio i cambiamenti climatici frutto di un ecosistema maltrattato, a poter «uccidere», un giorno, Venezia e la terrafernia. Tutte constatazioni arrivate pero sul tavolo della comunità scientifica internazionale forse un po' troppo tardi, riconosce Clini: «Gli studiosi hanno lanciato 1'allarme, i governi se ne sono fatti carico, ma attualmente mancano le politiche per affrontare il problema. Siamo nella fase della presa d'atto, ora bisogna pensare alle modalità risolutive».
Una consapevolezza acquisita in ultima istanza anche dagli Stati Uniti, non fumatari del Protocollo di Kyoto, pagata però a caro prezzo: «il disastroso uragano Katrina che mise in ginocchio New Orleans nel 2005 ha drammaticamente posto il governo americano di fronte all'emergenza clima. Ma non ci sono attualmente segnali che lascino prevedere che le autorità siano pronte ad assumersi queste responsabilità». E' 1'amara constatazione di Berndt Ostendorf, professore di studi culturali Nord Americani, ieri intervenuto a Venezia per parlare delle contraddizioni ecologiche del dopo Katrina.
Contraddizioni ecologiche alle quali, in virtù di quanto previsto, forse la stessa Venezia non si sottrae in tempi di Mose. Se infatti 1'acqua alta è destinata a presentarsi in città quasi ogni giorno, si renderebbe necessario chiudere la gigantesca diga in continuazione - divèrsamente da come il Mose è stato concepito, cioè per chiudersi eccezionalmente - con pesanti, questa volta sì, conseguenze ambientali.
Guaio che Clini, di recente riconfermato alla presidenza del Rec - 1'organizzazione internazionale per la promozione dello sviluppo sostenibile nei paesi dell’Europa Centro-Orientale - non si lascia sfuggire, pur smorzando 1'idea di un Mose ecomostro: «Credo che i1 Mose rappresenti uno strumento per la difesa fiessibile delle acque alte, da usare in casi eccezionali, 1'impatto ambientale in questo caso non sarebbe grave. E' vero però che la chiusura della comunicazione tra laguna e mare, se troppo frequente, potrebbe portare a pericolasi cambiamenti ambientali e climaticí: La sfida quindi è come attrezzare tutta la costa per affrontare questo rischio».
Paola Vescovi
News correlata a: [ Progetti e ricerche su Venezia ] [ Acqua Alta ] [ Dibattito sul Mose ]

 

08/12/2006 - Il sindaco annuncia l'aumento della TIA e alle categorie economiche

Tratto da "Il Venezia" del 8 dicembre 2006 - pag. 31
di Manuela Lamberti - manuela.lamberti@epolis.sm

Non è politica. E' matematica. Il sindaco lo dice chiaramente. I costi aumentano di anno in anno e il Comune fa la parte di Pantalone: paga. E in una città dove esistono manifestazioni e tradizioni popolari da conservare e tutelare, economicamente Venezia viene trattata al pari di Padova, Vicenza o Treviso. «MA NOI - scandisce Massimo Cacciari - non siamo Padova, anche se siamo trattati come tale». E' per questo che, come annunciato ieri dal primo cittadino, il Comune quest'anno sarà costretto a fare una manovra per quanto riguarda la Tia (tariffa igiene ambientale) da applicare alle categorie economiche. Perchè per organizzare Carnevale, Redentore, la Regata Storica, capodanno, Venice Marathon, la Festa dei sapori, la notte bianca e quant'altro non è solo necessario un budget per l'organizzazione dei singoli eventima anche i costi aggiuntivi dovuti alla presenza delle migliaia di turisti che vi partecipano. E così
Cacciari snocciola qualche dato.
E prende come esempio Vesta. Ogni anno a carico dell'azienda ci sono 100 giornate lavorative in più per far fronte agli eventi. E poi ci sono i costi. Solo per Carnevale 280 mila euro in più per spazzamento e asporto rifiuti, 55 mila euro per Capodanno, Redentore e Regata storica, 60 mila euro in occasione della Mostra del Cinema e 115 mila euro per altre manifestazioni come Venice Marathon, la notte bianca, la festa dei sapori e altre minori ma importanti per il territorio. Solo per Vesta, alla fine dei conti, si arriva a oltre mezzo milione di euro.
«Bisogna poi tener conto che i costi aumentano ogni anno mentre da 15 anni i trasferimenti al Comune diminuiscono - ha polemizzato Cacciari - e questo solo per parlare di Vesta, senza tenere poi in considerazione le spese sostenute da Actv e altre società partecipate del Comune». Per questo, ha sottolineato, si rende sempre più necessaria la creazione di una società per gli eventi, di portata internazionale, in grado di organizzare, strutturare gli eventi e cercare sponsorizzazioni. Questo per sostenere il Comune nel capitolo di spese pubbliche per le manifestazioni in città. L'agenzia sarà una struttura pubblica-privata. «Ma si potrà fare solo se ci sarà un pieno e finanziariamente consistente impegno privato» ha chiosato Cacciari.
News correlata a: [ Tia e categorie economiche ] [ Dibattito sui rifiuti ] [ Rifiuti ]

 

07/12/2006 - Duecento vecchie antenne da sistemare. Ieri 1'incontro con la Consulta per l'ambiente

Tratto da “La Nuova Venezia” del 07/12/2006

Via libera al piano di riassetto delle antenne esistenti (bocciate dal piano comunale delle antenne) e al cosiddetto principio di giustificazione. A darlo è stato 1'assessore comunale all'Ambiente Pierantonio Belcaro che ieri pomeriggio si riunito con la consulta dell'Ambiente al Municipio di via Palazzo per illustrare il piano comunale delle antenne. «La maggior parte delle antenne esistenti - ha detto 1'assessore - non sono risultate in regola, una volta esaminate alla luce dei criteri ambientali ed urbanistici usati per il piano delle antenne».
«Quindi - spiega Belcaro - occorrerà sanare tutte le posizioni irregolari attraverso un piano di riassetto delle antenne che dovremo fare in collaborazione con 1'assessorato all'Urbanistica». Così, Belcaro fa sue le richieste dei comitati contro antenna selvaggia ma anche del Consiglio di Municipalità di Mestre centro, che ieri sera aveva al1'ordine del giorno le osservazioni al piano. Si tratta di una questione delicata, perché ben 212 dei 232 impianti per la telefonia mobile installati non hanno ricevuto parere positivo dagli uffici comunali dell'Ambiente e dell'Urbanistica. Quindi, il piano del riassetto dovrebbe rimettere in discussione la quasi totalità dei ripetitori esistenti. Il piano delle antenne, infatti, ha stabilito che solo 20 tra le antenne installate sono in regola, mentre 86 hanno ricevuto un parere favorevole condizionato (potranno rientrare in regola solo se i gestori realizzeranno le prescrizioni decise dal Comune) e ben 126 sono state bocciate.
Belcaro, inoltre, ha risposto positivamente anche alle richieste dei comitati sul principio di giustificazione. «L'idea è di inserire nelle schede tecniche - ha detto 1'assessore - con cui vengono esaminate le richieste di impianti anche il parametro di campo. Insomma per chiedere un'antenna in una zona, i gestori dovranno dimostrare che sen- za di essa i telefonini non possono funzionare. Naturalmente, prima di fare questa integrazione, dovrò consultare i nostri legali, perché dobbiamo fare un piano per le antenne che possa tenere di fronte a possibili contestazioni di carattere giuridico. Non vogliamo che ci succeda quello che è capitato a Padova, dove il piano è stato affossato dai ricorsi al Tar dei gestori».
Michele Bugliari
News correlata a: [ Inquinamento ] [ Qualità della Vita ] [ La consulta per l'ambiente ]

 

07/12/2006 - A Venezia non mancano certo proposte ...

Tratto da "Il Gazzettino" del 07/12/2006

«A Venezia non mancano certo proposte culturali, voci non standardizzate, tali da realizzare 1600 eventi culturali all'anno, pari a 8mila giornate/evento l'anno». Questi i primi dati forniti da Stefano Micelli, rettore della Venice International University, che ieri, insieme al Cnr, ha dato vita ad un workshop sulle nuove tecnologie dedicate al turismo e alla cultura.
"Cultura per le masse - il ruolo delle nuove tecnologie per la gestione dei flussi turistici nelle destinazioni culturali" è stato, infatti, il tema dell'incontro, svolto nell'isola di San Servolo , sede dell'università. «Le nuove tecnologie - ha proseguito Micelli - non hanno avuto molto successo in ambito pubblico, mentre l'accesso turistico a Venezia si è registrato soprattutto attraverso i portali Venere, Expedia e Opodo. E' il caso di pensare ad una nuova accessibilità, fisica, informatica e semantica, ovvero la comprensione della complessità culturale attraverso narrazioni e partecipazione attiva dell'utente».
Cnr e International University hanno compiuto in merito uno studio, su un campione di 140 turisti intervistati, non facenti parte di comitive. I risultati sono stati sorprendenti: la maggior parte si è dichiarata delusa dalla città, sia per lo sporco, che per l'intenso afflusso in area marciana, che, soprattutto, per la mancanza di informazioni sulla vita della città e sui suoi problemi. Insomma, tutto quanto va oltre la tradizionale guida turistica, perché - racconta l'indagine esplorativa effettuata - il turista non è uno sprovveduto, ha una buon livello culturale, sa usare la tecnologia, tanto che il 10 per cento dei visitatori possiede un proprio blog. «Perciò - ha affermato Micelli - si deve pensare ad altre piattaforme conoscitive, come spazi multimediali presso i terminal, capaci di raccontare al turista quel che gli interessa oltre la Venezia artistica. Sembra strano, ma la domanda più ricorrente alla quale il turista di oggi vorrebbe risposta è perché i veneziani ce l'abbiano con il Mose». Secondo Micelli, la nuova strada d'accesso alla "destinazione Venezia" è da ritrovare in spazi d'accoglienza, dove "obbligare" il turista, come avviene in America, a visionare un filmato sulla vita veneziana, sui problemi attuali e sulle caratteristiche della città, utile anche a suggerire i migliori comportamenti e a presentare i servizi. Inoltre, porre l'accento sulla promozione del contenuto "cultura", attraverso canali satellitari e telematici. Infine, la realizzazione di carte virtuali, utilizzando i call center e i cellulari.
«Lo studio - ha concluso Micelli - racconta che l'80 per cento degli intervistati avrebbe usato volentieri questi strumenti, anche per aggiornamenti personali su cosa di nuovo ci sia a Venezia».
«Il processo di acquisto e quello di fruizione - ha spiegato Andrea Granelli, del Cnr - sono segmenti che a volte non combaciano, perché un conto è come fare a far venire turisti a Venezia ed un altro è come raccontare loro la città, soddisfacendo le loro esigenze».
Infine, Isabella Scaramuzzi del Coses di Venezia e Donata Tornabuoni per Antenna Audio di Milano, hanno presentato due interessanti studi di business model e di audioguide.
Tullio Cardona
News correlata a: [ NL 04.2005 - Il Turismo ] [ Dibattito sul turismo ] [ Turismo ]

 

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